Ci sono persone che ostentano se stessi come fossero sempre in guerra, a prescindere. In genere si presentano dicendo: “Io sono sempre me stesso e dico sempre quello che penso”. Eh no mio caro! Tu sei una persona che vive per “dogmi” e non usa il cervello, oppure sei uno che mira a prevaricare gli altri.
C’è allergia alla diversità, c’è il timore di vedere minate le proprie certezze. Allora si attacca, si aggredisce, si delegittima e si insulta. Essere se stessi ed essere coerenti non è questo. Essere se stessi è rispondere con azioni e parole ai propri valori: prima a noi che agli altri. Non si ascolta e si replica prima di lasciar finire; queste a volte sono tecniche – usate dalle persone in malafede – che la gente ha imparato velocemente, perché in una tecnologia fruita male, i media vomitano, invece di spiegare. Le istituzioni (leggi anche scuola) sono spesso corrotte e così abbiamo laureati che conoscono (poco) ma non capiscono (un cazzo). E’ la morte della cultura, dei valori e dell’educazione.
Va bene, non ci devono essere tutti simpatici, ma se qualche volta provassimo ad ascoltare, scopriremmo che ogni persona ha qualcosa che vale la pena di comprendere. Invece, c’è anche una generale inclinazione a predisporsi male nei confronti degli altri, per poi poterci lamentare della “cattiva compagnia”. Andiamo a caccia del male, piuttosto che promuovere il bene, tramite l’apertura (mentale), la disponibilità (all’ascolto) e la tolleranza (per la diversità). Non si pensi che mi rivolgo solo alla politica o all’ambiente di lavoro. Lo si vede ormai in qualsiasi campo e, cosa assai triste, questo accade nei social network, nelle nostre cerchie di conoscenza, tra amici e all’interno delle famiglie. Così si vive male anche lì.