E’ mattina presto, la pioggia è finita, le prime luci schiariscono il cielo, facendo cantare gli uccelli, ma il sole non c’è ancora e l’aria è umida. Il lupo cammina nel fitto ancora scuro del bosco.
E’ ancora difficile vedere, ma lui, attento agli odori, si ferma: il muschio. Va avanti, tende l’udito, si ferma di nuovo: il fruscio delle acque del ruscello, che scorrono lente. Avanza ancora, mentre uno sbuffo di brezza improvviso s’insinua nelle sue narici: è l’odore di una cerbiatta, che si sta abbeverando.
Mentre il bosco si dirada verso la riva del ruscello e i primi raggi s’insinuano nel groviglio della vegetazione, il lupo si avvicina senza far rumore seguendo le impronte olfattive lasciate dalla giovane femmina.
E’ un attimo e, squarciando la quiete, il rito sacrificale inizia, la crudezza della caccia entra in scena e si ripete: la natura segue – per l’ennesima volta – il suo corso.
L’azzanna, ne brandisce avido le carni, la finisce e rimane a consumare, finché l’istinto non si placa; poi, lentamente si allontana, col manto imbrattato di rosso.
Molto più tardi, dopo l’imbrunire sarà notte di plenilunio; ancora sazio e sfinito, il lupo ululerà alla luna e la ringrazierà, prima di addormentarsi.
Molto bello!
Lisa
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