Mogli e buoi…

mogli

L’argomento, che sto per trattare, è spinoso. Riguarda il fenomeno sempre più diffuso di uomini che si uniscono a donne appartenenti ad una cultura diversa dalla loro. Durante le mie trasferte di lavoro, ho avuto modo di raccogliere molte testimonianze in merito.

Il primo aspetto rilevato, è la ricerca, da parte della donna straniera, di un sostentamento economico sicuro. Spesso sono donne di estrazione sociale medio-bassa: ma fermatevi un  momento prima di emettere un facile giudizio e pensate all’Italia di un tempo – diciamo, quella prima del boom economico – e all’educazione che veniva impartita alle nostre ragazze, perché cercassero il buon partito. Oggi, non è cambiata la situazione, si è solo riposizionato il livello del buon partito.

Assumiamo che, il movente, sia la naturale aspirazione ad avere una famiglia e dei figli, in un clima di stabilità e sicurezza. Potremmo, poi, aggiungere il concetto di garanzia della discendenza e – sforzandoci un po’ – la conservazione delle proprietà di famiglia, come buone ragioni per metter su casa. Bene, avrete notato,  che in tutto questo, non è menzionata la parola “amore“. Non ho detto passione o attrazione: ho detto amore, quello che, a prescindere dalle due cose, appena citate, tiene unite due persone, nella buona e nella cattiva sorte.

Facciamo ora delle considerazioni. Prima: l’amore, così inteso, si può costruire solo nel tempo. Seconda: le coppie che iniziano la relazione, avendo chiaro questo principio, sono pochissime. Detto ciò, vengo al nocciolo: agli uomini che si accoppiano con una straniera, non è mai chiaro fino in fondo, se lei stia con lui, perché veramente ci tiene o perché si deve sistemare. A questo punto della mia analisi sciolta, si può constatare che l’accanimento messo dall’altra metà del cielo (vorrei dire dell’inferno…) nel tentativo di distruggere un uomo, quando viene lasciata è indipendente dalle origini culturali, dalla posizione sociale e dal fatto che sia convivente moglie.

Preso atto, che una storia e un amore possono finire, se le “autoctone” fossero diverse dalle femmine forestiere, se ne andrebbero per la loro strada. No: invece di pensare a rifarsi una vita, si accaniscono contro l’uomo – con la complicità di una legge ingiusta – e l’obiettivo di vederlo distrutto economicamente oppure morto. Anche qui, nel bel paese, l’amore non c’entra nulla: il matrimonio è un maledetto “contratto”, a cui l’uomo cede, quasi sempre, senza esserne pienamente convinto e, soprattutto, impreparato, causa un educazione (impartita da madri-donne) inadeguata al delicato impegno.

In preda alla passione e all’attrazione, crediamo (uomini e donne) di sposarci per amore, ma non è così. Quindi – terza e ultima considerazione – indipendentemente dalla cultura di provenienza, il motivo fondante dell’unione è, per la maggioranza delle donne, italiane e del mondo intero, quello economico e d’interesse. Cose brutte, che meritano un minuto di silenzio per tutti noi.

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