Il mostro in prima pagina

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Il bello dell’ufficio è che certi giorni ti mette il sorriso in bocca, come il dentifricio.

Lo Gnomo, come spesso accade, è arrivato sconvolto e trafelato, come se avesse ricevuto una chiamata in corsia, per un caso di espianto degli organi. La moglie che gli vomitava addosso problemi, la figlia in ansia per la maturità e che, a metà strada, gli dice di aver dimenticato a casa del materiale, indispensabile per l’esame.

In questi casi, i colleghi accorrono al capezzale e io – che gli sono compagno di scrivania da quasi trent’anni – sono il primo. Si sa, in ufficio facciamo uscire le nostre caratteristiche più ciniche e becere, perché in fondo – nemmeno tanto – ci rinfranchiamo con le disgrazie altrui, ci tiriamo su col principio del “mal comune mezzo gaudio”.

Insomma, nella frenesia del suo inizio di giornata, il risultato è stato, che ha strisciato la macchina (quasi nuova) uscendo dal garage. Fatto gravissimo e titolo a nove colonne! Siccome il racconto è stato confuso e lui è passato dall’ufficio in fretta e furia, perché doveva subito uscire per portare l’auto ad aggiustare, noi l’abbiamo messo sotto torchio, per ricostruire l’accaduto e soprattutto, identificare i responsabili.

I primi sospetti sono caduti sulla moglie: tipo di notizia, che in ufficio fa sempre audience. Poi, dopo la smentita, i cronisti hanno additato la figlia come causa dell’incidente. Altro scoop da prima pagina, ma anche qui, è giunta la smentita. Abbiamo insistito e lo Gnomo, dopo un po’, sotto l’incalzante pressione dei microfoni, è crollato e, quasi tra le lacrime, ha ammesso: “Sì, sono stato io a rigare la macchina, ma in fondo, la vera colpa è stata di mia moglie e di mia figlia, che mi mettono fretta e mi fanno sbagliare!”.

Ai colleghi non è parso vero: una liberazione, come quando il mostro viene sbattuto in prima pagina e le coscienze si sentono rassicurate. A quel punto, mentre lui scappava dal carrozziere, io ho chiuso il collegamento con una frase da oscar del giornalismo d’assalto: “Tra moglie è figlia c’è sempre di mezzo una piglia (del garage, ovviamente).

 

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