Parlare del proprio stato d’animo è facile: basta lasciarsi andare al lamento fine a se stesso, così, tanto per strappare la compassione di chi ci ascolta.
Questo non mi piace, preferisco l’analisi e la ricerca di una soluzione oppure, se non è possibile, cerco una chiave di lettura o un punto di vista diverso, per provare a superare la difficoltà del momento.
Però, in certi momenti, è difficile trattenere il bisogno di allentare la pressione, per alleviare la sofferenza che ho dentro.
Fin da ragazzino, quando tutto sembrava andare storto, mi rifugiavo in uno stato d’animo tutto mio, per isolarmi dal resto, come un animale che cerca riparo in attesa che passi la tempesta o che si allontani il predatore.
Del resto, in quei momenti, non c’era nulla che potessi fare per risolvere subito la questione contingente e nessuno poteva aiutarmi, tranne me.
Questo mi ha forgiato e mi ha anche deformato, al punto che aiutarmi è diventato difficilissimo, se non impossibile.
I problemi di un tempo, tipici dell’adolescenza e della gioventù, avevano un arco temporale definito, invece quelli di oggi no: essi saranno per sempre, perché non puoi più giocare sul tempo che ti resta, non puoi più ricominciare tutto, non puoi trascurare chi ha bisogno di te.
Mi chiedo quindi, se oggi, che le cose sono cambiate, abbia ancora un senso cercare di resistere.
Forse c’è un fondo di verità in quello che mi hanno detto diverse compagne, ovvero, che io rifiuto ogni forma di aiuto.
Provando a dare una risposta a questo, credo di individuare due ragioni. La prima è il pensare, che chi ho al fianco, non sia in grado di farlo; la seconda è che accettarlo – l’aiuto – sia peggio della peste.
Chissà perché, ho sempre pensato, che il destino fosse – in parte – nelle nostre mani. Questa idea mi ha sempre dato la forza, mentre ero chiuso nel mio stato d’animo, di riorganizzare il pensiero e recuperare l’energia interiore, per affrontare le cose.
In fondo, era un modo di prendere atto di una sconfitta e ritirarsi per organizzare la rivincita. Così ho superato tanti momenti brutti e, apparentemente, insuperabili. Da solo.
Oggi è un giorno così, in cui devo aspettare che passi. “Ha da passà a nuttata”, diceva Eduardo: non ci sono cazzi, dico io.
Le donne spesso si lamentano che l’uomo non le ascolta e io ironicamente le definisco “betoniere” in attesa di scaricare il loro carico sul malcapitato ometto. E, bene o male, questo ometto lo trovano e lui, zitto, si lascerà travolgere dal loro carico, senza possibilità di obiettare, altrimenti la donnina di turno saprebbe solo liquidarlo con un “piccato”: “Allora non mi ami!”. Mavaffanculo va!
Emblematiche la due frasi finali.
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Già…
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Già. ..
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Anche io sono cresciuta risolvendo tutti i miei problemi da sola e rifiutando ogni possibile aiuto e senza farne nemmeno la minima richiesta.
Una persona saggia un giorno mi ha detto che chiedere aiuto può essere un segno di maturità. Perché si ammettono i propri limiti e ci si affida ad altri che, probabilmente, vedranno il tuo problema come meno inaffrontabile e ti potranno aiutare a mente lucida.
Io non ho ancora imparato a chiedere aiuto, ma prima o poi voglio provarci… 🙂
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In alcuni momenti della vita ho trovato persone che mi hanno aiutato. Sia uomini che donne, ma sempre amici… I partner, scopri a volte che non sono in grado.
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Allora non meritano di essere partner, non credi? 🙂
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Risposta logica. Discorso lungo… da bar… 🙂
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Anche io come tutti qui (così mi sembra di capire) ho sempre fatto fatica a chiedere aiuto, forse per il timore di dimostrare la mia fragilità, per orgoglio, per stupidità o che so io…
Piano piano mi sono sforzata di cambiare perchè ho capito però che va bene cercare di risolvere i problemi da sè e va bene avere uno spazio “intimo” e interiore in cui nessuno deve entrare, ma in certi casi è importante condividere con qualcuno che sappia capire e consigliare, a volte anche solo ascoltare. E se non si può fare affidamento sul partner in queste situazioni forse è il segno che non va così bene…
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Vero
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alla grande il finale 😀 …Sara
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uhmmmm…..qui devo proprio intervenire. Riprendendo un vecchissimo discorso (mi rendo conto solo ora di ben 10 anni fa!!!!!) sviscerammo a lungo il fatto che il partner non ci può aiutare, ricordi? Sono troppo coinvolti.
Ti guardano con occhi sgranati senza capire cosa provi e tu, li ad osservare e pensare “ma cazzo non vedi come sto male”? Sei stato proprio tu ad insegnarmi come noi siamo “betoniere” e scaricato il cemento, svuotate dopo aver sommerso il nostro omino…alziamo tutte contente la testa mentre lui povero, annaspa e affoga! E noi pronte a riprendere la giornata!!!
Prova a coinvolgerla poco a poco, lo sai più di tanto non ce la può fare. E allora rivolgiti a chi hai vicino, non è male sai? Anzi fai una bella cernita di chi tenere e chi eliminare!!!
Tu sei a conoscenza di quello che sto vivendo in questi giorni. Tutti scappati, tutti parlano, tutti quelli a cui ho dato aiuto in questi anni, non hanno neanche solo preso il pulman con me per accompagnarmi, per non lasciarmi andare da sola (qui il rischio svenimento è ancora valido…).
Bene un bacione grande grande….che tutto passa…dico anche io!!!
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Obiezione accolta…
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