L’altro giorno, in ufficio, Teo mi cerca, incazzato come una iena, bisognoso di sfogarsi.
D’urgenza, come si conviene ad un codice rosso, lo porto alla macchinetta del caffè, per uno di quegl’interventi a cuore aperto.
Teo è un riferimento fondamentale per il mondo maschile, perché rappresenta un campione statistico vivente del proprio genere.
Nascono così, dal suo studio, alcune delle leggi fondamentali che restano poi scritte nelle tavole.
Ma veniamo ai fatti. Attacca a raccontarmi che la sera prima stava conversando con la propria amante (alzi la mano chi non ne ha una) in un momento in cui lei aveva bisogno di sfogarsi.
Le lamentele erano già note, ma lui le ascoltava con santa pazienza; dopo un po’ di tempo, però, non avendo lui nulla da aggiungere, ha provato a cambiare discorso, comunicando a lei i propri futuri impegni di calcetto (capito, il fine stratega?).
Un errore da principiante, perché la donna – moglie o amante che sia – è come il nemico: meno informazioni ha, meglio è.
A quel punto, la situazione è precipitata, sfuggendogli di mano:
“Ma come, io ti sto esponendo i miei guai e TU mi parli dei tuoi impegni di calcetto?”.
Immediato è stato il rovesciamento di fronte e Teo si è ritrovato sul banco degli imputati, costretto a subire ogni genere di ignominia, senza nessuna possibilità di replica.
Ogniqualvolta tentava la sortita, lei era micidiale come un contropiede di Robben, il calciatore dell’Olanda. Risultato finale: quattro a zero e tutti a casa.
Svesto rapidamente il camice da medico in sala operatoria e, a quel punto, indosso la toga da avvocato.
Gli ho consigliato di chiedere scusa e patteggiare la pena, senza replicare, per non aggravare la situazione, accettando di espiare fino a che, il legislatore non avesse avuto clemenza (gliela avesse tornata a dare, in pratica).
Poi, riflettendo, sono rimasto colpito da una frase che Teo mi aveva riferito:
“Ad un certo punto, non avevo più davanti una sola donna, ma tutte le donne! Mi ha addirittura rinfacciato, che capiva cosa provava quella Santa Donna di mia moglie!”
Tolti i panni dell’avvocato, come un trasformista alla Brachetti, mi sono infilato velocemente quelli del filosofo.
Gli ho spiegato che la reazione di una donna, non è mai proporzionata al torto subito e non ha nessuna importanza se l’errore dell’uomo è piccolo o grande:
“La donna che subisce un torto è come i Cobas, agisce per nome e per conto, di tutto il genere femminile e in nome di ciò, è pronta a tutto.”
By Pepelion and Papillon
questo è un Signor post, una piccola antologia del pensiero femminile,
infilare il calcetto nello sfogo di una amante in fase depressiva è un grave errore, come rompere il giocattolo più amato di un bambino, per una femmina la depressione in salsa “vittimavessataingiustamente” ha la stessa valenza di un capo griffato, impossibile rinunciarci, impossibile non condividerlo, impossibile non esibirlo..
concedimi una decodificazione, quando un’amante dice: “quella santa donna di tua moglie”, parla in codice, in realtà pensa: “non credere io sia scema come quella specie di moglie che ti ritrovi?”
TADS
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Grazie per il tuo fondamentale contributo ed in particolare per la chicca finale. Questo soddisferebbe altre due condizioni. Infatti, parlano a nome della categoria, ma tra loro si odiano. Ognuna di loro pensa sempre di essere meglio dell’altra. Saluti
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Eh si un bel post e condivido cio’ che ha scritto TADS
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