Mi sono rotto

catena

Mi sono rotto di sentirmi in colpa perché muoiono i bambini  usati come scudo a Gaza e di dover comprendere che l’Islam si sente oppresso dall’imperialismo occidentale.

Mi sono rotto che il mio stato vada in mezzo al mediterraneo a “chiamare” degli schiavi, facendo favori alle mafie e al business dell’assistenza.

Mi sono rotto che si permetta a giovani ingenui sognatori di rischiare la vita, andando in posti peggiori dell’inferno.

Mi sono rotto dei giudici e dei medici che lasciano in circolazione dei pazzi assassini, la cui inclinazione è nota, mettendo colpevolmente a rischio la sicurezza della comunità.

Mi sono rotto di giustificare chi muore ai posti di blocco perché non si ferma, perché conduce una vita sbagliata e perché ha una famiglia che non gli ha insegnato nulla.

Mi sono rotto dei difensori delle cause perse, dei “trapezisti” della realtà, del finto buonismo, della retorica populista, dei fabbricanti di giustificazioni e dei depositari di verità con il dovere di schierarsi e contrapporsi, sempre.

Così, siccome mi sono rotto, mi schiero ed esprimo il mio dissenso a queste comuni posizioni.

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Ognuno di questi fatti offre, a taluni, l’occasione di fare un uso pretestuoso degli  stessi.

Ascoltando determinate opinioni, pare che il primo responsabile di un male, non sia più chi ne è la causa diretta, ma chi non lo impedisce.

Essere poveri, indigenti, incompresi ed emarginati non è certo una colpa: ma nemmeno deve essere la scusa per uno sconto di responsabilità dei singoli, in qualsiasi contesto.

Una risposta a "Mi sono rotto"

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  1. Nessuno difende chi usa i bambini come scudi, ma mi rifiuto di sentir negare che le bombe di Israele hanno fatto vittime innocenti che puoi trovare elenecate sul sito neutrale della croce rossa internazionale. Il secondo punto è una parte della questione dell’immigrazione, in parte concordo, e meriterebbe un approfondimento. Il terzo, beh, non dico nulla, ho perso una persona cara così, ma per me è un eroe, non un ingenuo. Del quarto abbiamo parlato altrove e non ricomincio. Il quinto non lo capisco tanto bene, spero non c’entri con Calipari ma con qualcosa di più ordinario che comunque mi sfugge. La sesta mah, il populismo io lo vedo più in certe generalizzazioni come queste o nell’urlare alla sicurezza a scapito della democrazia (c’è una frase di B. Franklin in proposito, ma presumo tu la conosca). Trovo che la posizione più populista di tutte sia quella di urlare tolleranza zero… infatti secondo me piace molto ai totalitarismi, ai grillismi, ai fascismi. Queste sono le mie opinioni, fondate sulle mie esperienze, ad esempio di persona che ha perso un amico reporter di guerra, di persona che conosce l’Islam per averci vissuto davvero in mezzo, e così via… nessuno vuole fare una retorica delle vittime della società, di sicuro non io, preferisco cercare di capire come costruire una società che ne abbia di meno, e credo che in questo sforzo potremmo anche avere posizioni meno distanti di quanto sembra. Ma questa furia mi fa un po’ paura, e credo che ragionare in modo eclettico sia la migliore alternativa al populismo. Questo commento lo scrivo perché hai linkato questo post in un commento al mio. Non replicherò a meno che tu non mi risponda ponendo domande.

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