Un po’ santa e un po’ puttana

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La prima volta l’ho guardato per caso e per curiosità durante un volo intercontinentale. Sto parlando del film “La grande bellezza”. Ebbene, per uno come me, sempre in difficoltà di fronte alle opere d’autore, essere stato stregato da questo film di Sorrentino è stata una cosa davvero strana.

Jep Gambardella mi seduce, mi fa invidia, mi scandalizza, mi indigna, mi fa rabbia, mi commuove e mi fa pena. Forse perché appartengo al medesimo tempo di questo personaggio immaginario, forse perché anche io sono – pur con diversa miscela di caratteristiche – un Jep Gambardella. Senza avventurarmi in improbabili spiegazioni del film, voglio semplicemente raccontare le mie impressioni, possibili – probabilmente – solo nella mia mente.

Il film l’ho poi rivisto diverse volte e, nonostante ciò, non resisto e ogni volta devo riguardare almeno l’inizio, dalla scena surreale delle coriste tedesche e dei turisti giapponesi, fino all’ipnotico e alienante sapore della festa per il compleanno di Jepp, durante la quale tra le varie scene di mediocrità, mi diverte quella del tipo coi baffetti interpretato Carlo Buccirosso, il quale dice alla cubista, con sguardo da maschio ordinario e dozzinale: “Ti chiavasse”, che nei sottotitoli in inglese dell’aereo, diventa un altrettanto efficace “I’ll drill you”.

Poi l’incipit del protagonista da inizio al film, dove nelle battute e nelle espressioni di Toni Servillo si esprime, secondo me, il senso di tutto il racconto. Ora, non so perché, pur non essendo il mio ambiente, mentre lo guardo mi identifico e mi sento coinvolto. Mi vengono in mente certe pubblicità dei profumi, magari firmati da stilisti della moda, che evocano quegli ambienti lì: fatti di niente, di “bella gente” e gnocche di plastica.

Eppure ne sono catturato, forse dallo stesso meccanismo che fa vendere i profumi, esattamente nel modo come un film porno sublima l’eros più inconfessabile. Eppure la vedo la verità: razionalmente ed eticamente vedo benissimo di che si tratta, mi da perfino fastidio e la condanno. Basta – però – rivoltarsi l’anima, per scoprire che è tentata dal lusso, dal sesso, dalla trasgressione e perfino dal narcisismo intellettuale: santa da un lato, puttana dall’altro.

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