La donna del Pleistocene

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Un giorno della scorsa settimana, Teo, Pepelion ed io, eravamo impegnati in uno dei nostri soliti convegni alla macchinetta del caffè; era una di quelle volte che, non sapendo bene di cosa parlare, gli argomenti si trascinavano stancamente come nuvole in un cielo grigio. Il clima era perciò rilassato e stavamo ormai per sciogliere la riunione quando, a un certo punto, ci siamo accorti che, nell’area caffè opposta alla nostra, due colleghi stavano chiacchierando amabilmente con due purille del nuovo ufficio amministrativo, trasferitosi da poco presso di noi.

In un ambiente come il nostro la penuria di fauna femminile (cosa che il perito tecnico somatizza sin dalla scuola) è cronica;  infatti, a quella vista, il Teo (mi si passi il gergo meneghino) si è di colpo fatto taciturno e scuro in volto, come le nubi cariche di pioggia che annunciano un temporale estivo. Quand’è così il Pepe ed io, che lo conosciamo bene, ci prepariamo con taccuino e penna, pronti a raccogliere le dichiarazioni fulminanti che di lì a poco il nostro amico rilascerà.

Le tipe in questione, erano di quelle che sanno di essere gnocche e per questo ci giocano come gatte con i topolini. Per loro raccogliere l’ovazione mediatica del pubblico maschile, sfilando compiaciute lungo il corridoio che attraversa gli open space, sembra essere il passatempo preferito: fanno tutto il percorso senza nessuno scrupolo, perché tanto sanno di essere una preda ambita quanto inavvicinabile per la sventurata specie homo perito tecnico, sempre affamata e costantemente alle prese con la quotidiana lotta per la sopravvivenza.

I colleghi in questione sono persone valide dal punto di vista professionale: due tipi a loro modo simpatici, di quelli che vorresti sempre avere come compagni di trasferta e che da soli, grazie al loro spirito, ti animano un intero cantiere. Esteticamente sono normali, anzi, è probabile che molte lettrici li giudicherebbero appena passabili, forse bruttini: eppure erano lì, occupati in amabile conversazione con le due purille, anche se, conoscendoli bene, nessuno di noi si era stupito di questo. Sarà perché siamo periti e abbiamo l’occhio allenato, ma per classificare quel genere di tipi, ci basta uno sguardo: è come se avessero sulla testa un cartellone pubblicitario luminoso con scritto: “Io (con le donne) sono uno stronzo”.

Avevamo appena condiviso in silenzio quest’ultima opinione sorseggiando le rimanenti gocce di caffè e già stavamo per andarcene, ormai rassegnati a non raccogliere alcuna dichiarazione, quando inaspettatamente il Teo attacca: “Vedete, la mia non è invidia, piuttosto è ammirazione. Lo so benissimo, che quei due (che tanto per cominciare non sono periti, ma hanno frequentato architettura e perciò sono membri di un’altra specie di ominidi, N.d.A.) con le donne ci si vogliono solo divertire. Ne ho conosciuti tanti come loro… appartengono a quel genere di uomo che sa far piangere la femmina, la circuisce e poi la tradisce senza lasciare tracce, perché è furbo come una faina e cinico come un serial killer. Un perfetto esempio di adattamento predatorio.”

Poi, rivolgendosi a me e cercando la complicità del mio sguardo ha aggiunto: “Sei tu che nei blog leggi le strazianti pene d’amore delle donne che parlano di emeriti stronzi, no? Ora, io mi domando e dico: se questi individui si riconoscono persino dall’odore e tu, donna, dopo intere ere geologiche di sonore mazzate e selezione naturale, ti lasci ancora irretire con la faciloneria di un babbuino davanti ad un cesto di banane fresche e non hai ancora imparato a riconoscerli a naso, continuando ad infilare la tua testa sempre nella medesima tagliola, vuol dire che l’evoluzione con te ha fallito e sei rimasta al Pleistocene… allora, preda, muori!”

By Pepelion and Papillon

Nota: finale liberamente ispirato al monologhista Prof. Ornano di Zelig; per noi, un mito.

8 risposte a "La donna del Pleistocene"

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  1. Perdonami ma sono discorsi che facevo a 15 anni, quando io e i miei compagni più bonaccioni e romantici (ma sempre in bianco) non capivamo come mai le ragazzine correvano dietro ai tamarri che sicuramente le avrebbero mollate immediatamente dopo essersi sfogati e aver ulteriormente riempito l’ego.
    Ora so che ci sono quelle così e anche quelle che hanno capito che le cose importanti per valutare un uomo sono altre. E’ sufficiente scegliere quest’ultimo tipo di donne, anche se spesso sono le meno appariscenti (ma sono le più interessanti e divertenti!).
    NB: ho scritto “appariscenti”, non “eroticamente coinvolgenti”, anche se da giovani si tende a pensare che siano sinonimi.

    Comunque se proprio vogliamo dare una risposta a quel fenomeno… boh… credo che il subconscio istinto atavico faccia loro riconoscere come maschio alfa quello più stronzo in quanto più cattivo e quindi forte e sicuro di sè: nella vita ,sia preistorica che attuale, i vincitori (almeno sul piano materiale) sono i cattivi, gli *spietati*.

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      1. Parli dei cattivi che sono vincenti? Beh… ogni tanto va male anche a loro, ma solo per questioni statistiche.
        Ma ripeto: sul piano materiale.
        Per il resto probabilmente avranno pochi amici (gratuiti, intendo), pochi affetti… insomma, probabilmente saranno perdenti per quanto riguarda il lato umano della vita.

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