In una megalopoli cinese, in un futuro prossimo, un uomo è rintanato in un fatiscente, afoso e puzzolente appartamento. Fuori l’aria è sgradevolmente la stessa: l’unica differenza è il rumore del condizionatore che satura la stanza al posto del traffico. La mente, affollata di pensieri, si sofferma a quando da bambino la sera si coricava, con la testa piena di sogni, spesso irrealizzabili.
Si addormentava appena dopo il bacio di mamma o papà, sicuro che tutto sarebbe andato come credeva; ad esempio che quelle figure del libro di fiabe si sarebbero materializzate per giocare con lui. Col tempo, a certi sogni non aveva creduto più, ma aveva appreso che durante il sonno poteva riordinare le idee e recuperare le energie psicologiche, rendendo affrontabile ciò che la sera prima sembrava un muro invalicabile; poteva così superare i dolori delle avversita’, delle ingiustizie e delle litigate, come leniti da una medicina sconosciuta. Il sonno lo portava in un luogo lontano nel tempo e nello spazio: un posto dove incontrava se stesso e le sue verità, traendone conforto, anche se sapeva (a volte già nel sogno stesso) che si sarebbe risvegliato in un mondo diverso, reale e bugiardo: nonostante ciò, quelle certezze ritrovate lo avrebbero confortato e lui avrebbe avuto nuove forze per il nuovo giorno. In quel mondo onirico egli ritrovava spesso persone uscite dalla sua vita, magari senza un motivo o perché non c’erano più. Quasi mai c’era sesso nei suoi sogni, piuttosto, lì ci ritrovava gli amori lasciati per strada, quelli nati per finire – anche leggeri – ma unici e intensi. A volte ci si calava talmente, in quel mondo, che qualcosa si opponeva al suo risveglio e lui si ritrovava in una condizione particolare e ambigua, dove non comprendeva più quale delle due dimensioni gli appartenesse realmente.
Nel frattempo si è fatto tardi e l’uomo riemerge dai suoi pensieri, guarda fuori dalla finestra e si chiede se davvero la realtà che vede, sia quella di un mondo controllato da ciniche ipocrisie ed impalpabili poteri occulti, avviato all’autodistruzione. Ma all’indomani si dovrà alzare presto, così – parlando tra se e se – smette di pensare e si corica sulla poltrona, iniziando la procedura: “Bene, il timer è programmato per le sei, il connettore è in posizione dietro la nuca… ecco, così, ancora mezzo giro e l’innesto a baionetta farà contatto. Aspetta, fammi dare un occhiata allo schermo… Sì, il programma è quello giusto… ” nella stanza si ode il “CLICK” del tasto invio e sullo schermo appare un messaggio: “Matrix execution in progress.” Una frazione di secondo e l’uomo si addormenta, sperando di non risvegliarsi più.
Nota: racconto liberamente ispirato dal noto film.
Rispondi