Probabilmente, siamo tutti concordi nel riconoscere l’ipocrisia come valore negativo. Un atteggiamento di comodo o di convenienza per occultare la verità, che, diversamente dall’omertà, non è dettato dalla paura, ma dalla codardia. L’ipocrisia da il peggio di se quando viene usata per emarginare e discriminare qualcuno.
Fin qui l’accezione comunemente intesa. Ne esiste però un altra, di cui volevo parlarvi da tempo, per la quale l’occasione mi è stata data dall’aver assistito – mio malgrado, ve lo giuro – alla trasmissione Forum, condotta dalla Palombelli.
La storia. “Lui” ha un locale, che non va tanto bene, ed è un uomo di bella presenza, sposato e con cinque figli, di cui una già maggiorenne. La moglie ha sempre intuito che lui la tradiva, ma per i figli e il quieto vivere, ha fatto finta di nulla, perdonando e soprassedendo. Quando la figlia grande raccoglie le prove oggettive, dell’ennesimo tradimento del padre, ai danni della madre, quest’ultima trova la forza e il coraggio di uscire allo scoperto. L’amante in questione è un avvenente brasiliana, che l’uomo ha assunto come capo sala nel suo locale e poi sedotto, millantando prima una posizione sociale migliore di quella reale e poi, che il suo matrimonio – fallito – sarebbe terminato di lì a poco. Ovviamente era tutto falso, anche se il matrimonio in crisi lo era davvero.
La figura dell’uomo, praticamente era quella dell’incapace di intendere e volere. La figura dell’amante (che definire solo gnocca sarebbe offensivo) era quella che alzava l’audience, scatenando la rabbia della platea delle telespettatrici. La moglie: be’, nemmeno lei usciva bene dalla vicenda, avendo avuto bisogno della figlia per risvegliare il proprio orgoglio, dopo tanti anni di umiliazione subita. Infine la figlia, che – sinceramente – era entrata troppo a piedi giunti nella dinamica della coppia dei genitori, nonostante se ne potessero comprendere i sentimenti. In pratica, l’uomo, messo sotto pressione da moglie e figlia, voleva licenziare la “brava” caposala, alla quale si doveva il rilancio commerciale del locale, dove aveva fatto confluire delle – diciamo così – amiche, per rianimare l’ambiente. Il bello è, che madre e figlia, nonostante tutto, volevano indietro l’uomo, mentre la brasiliana reclamava il diritto a mantenere il proprio posto di lavoro. Insomma, alla resa dei conti, il giudice ha sentenziato che non c’erano gli estremi del licenziamento per giusta causa e, pertanto, tutti avrebbero dovuto imparare a convivere civilmente la situazione. Facile a dirsi… ma andiamo al punto.
Finito di guardare, la mia prima considerazione è stata che la brasiliana, nonostante non avesse ottenuto il risultato di farsi mantenere, aveva ora la possibilità di licenziarsi, dietro compenso – da ricevere rigorosamente sotto banco – da parte dell’uomo, raggiungendo così, comunque, parte del proprio obiettivo. Subito dopo, però, ho pensato a come il “costume” odierno ci abbia ridotti: tutto viene messo in piazza tramite televisione e social, in un’emorragia di confessioni selvagge, il cui unico risultato è quello di sfasciare le famiglie, ridurre sul lastrico mariti, generare odio, rancore, battaglie legali, quando non – addirittura – vendette e omicidi. Vero, che l’emancipazione della donna ha smascherato vessazioni e violenze e che le famiglie allargate hanno consentito una soluzione più intelligente, ma nella maggioranza dei casi, quando i protagonisti delle crisi famigliari sono persone per bene e non violente, si potrebbe evitare tanta inutile sofferenza, con del sano “farsi i fatti propri”; perché quel marito e moglie sono vittime, prima di tutto, di se stessi e di una società morbosa, altrettanto marcia di valori, che vuole purificarsi tramite il loro sacrificio mediatico. Dove “mediatico” è anche semplicemente l’ambiente che circonda la nostra vita di tutti i giorni.
In fondo dovremmo imparare dalla politica, dove l’etica è secondaria – se non insignificante – rispetto al fine e dove ciò che serve, non sempre è la cosa giusta. Quando l’ipocrisia corrispondeva anche alle convenzioni sociali, la famiglia e le relazioni erano più stabili: i nostri nonni e bisnonni sono stati assieme tanti anni, nonostante le tresche siano sempre accadute e quando se ne sono andati, di quel passato effimero non è rimasta traccia, così che tutti ne hanno ammirato e ricordato l’amore reciproco e duraturo. Mi chiedo, chi oserebbe dire che questa era ipocrisia. Non so se mi spiego…
mah…. riassumendo, si sta sindacando su quanto sia giusto far finta di niente sulle corna per poter mantenere in piedi il matrimonio….
Solitamente questo discorso viene considerato…..”accettabile” se le corna le ha in testa la moglie, ma se invece il cornuto fosse l’uomo? U masculo, ah?! Non so quanti “amici del bar” gli consiglierebbero di far finta di niente.
in ogni caso il discorso potrebbe allargarsi ancora di più: perchè parlare solo di corna? Parliamo di scazzi in generale: quand’è che vale la pena di chiudere un occhio, smussarsi, adeguarsi e quando invece è il momento di dire “adesso è troppo, divorziamo!” ??
Anche in caso di grossi (enormi) problemi i nostri nonni non divorziavano: si restava assieme tutta la vita, punto e basta.
E’ giusto?
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Hai fatto bene a sottolineare che sul discorso corna, la questione dovrebbe valere in tutti i casi, sia se fatte dall’uomo che dalla donna.
E hai anche centrato il punto quando lo hai allargato pure ad altre situazioni, facendo l’esempio dei nonni; proprio da lì è partita la mia considerazione, perché la mia generazione ha visto cambiare tale costume, letteralmente, sotto i propri occhi. Per questo ti vengono i dubbi e cerchi di darti delle risposte. Il post non vuole sindacare cosa sia giusto o sbagliato, ma – come sempre – far pensare. Grazie, per avermi dato l’opportunità di spiegare.
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belle riflessioni, condivisibili, non so fino a che punto sia giusto definire ipocrisia una vita parallela, forse è ipocrita chi accusa gli altri di esserlo, i nostri nonni avevano un concetto più terricolo ma efficace, la famiglia è sacra ma se ho esigenze extra vado a soddisfarle altrove mantenendo onore e dignità. Io in questo non ci vedo niente di ipocrita, cioè, l’ipocrisia sta nell’habitat, nel contesto sociale.
ps: so per certo che spesso le cause di forum sono copionizzate, sceneggiate, inventate e/o modificate per fare più audience
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Ti risento con piacere. Ciò che dici è proprio ciò a cui pensavo, onore e dignità mantenevano maggior valore rispetto ad effimere debolezze. PS: sì, infatti credo che i protagonisti siano attori. Lo spunto della storia è vero, poi viene fatto l’adattamento televisivo. Ci sta, la gente si diverte.
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