L’amante di Teo

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Molto tempo fa, tra me e Teo, ci fu un malinteso che rischiò di tagliare le radici della nostra giovane amicizia. Quando nasce un’amicizia – si sa – a volte si rischia di spezzare il rapporto, prima che prenda corpo, solo per il fatto che ci si mette nelle mani di qualcuno, senza ancora conoscersi profondamente.

Ecco cosa accadde. Una mattina, percorrendo il corridoio dell’ufficio, casualmente incrociai Teo.

– Ciao, com’è?

– Più o meno…

Già avevo capito di lui che era un tipo troppo orgoglioso per dire che andava male e, sentendo quella risposta ambigua, mi fermai per approfondire la questione.

– Cosa ti è successo?

– Mia moglie è convinta che io abbia un’amante.

– Minchia! E tu cosa gli hai detto?

– Che non è vero, che non ne ho mai avuta una.

– E quindi?

– Mi ha detto che per questa volta mi potrebbe anche perdonare se le confessassi la verità.

– E tu l’hai fatto?

– Fatto cosa? Io non ce l’ho l’amante, cosa volevi che le dicessi, mica me la potevo inventare…

– Beh, allora non c’è problema, vedrai che fra un po’ le passerà e tutto si sistemerà.

– Non è così semplice, vuole per forza che io le dica la verità, altrimenti mi dovrò cercare un’altra casa.

All’epoca, io avevo già manifestato i sintomi della sindrome di Emergency, quindi rimasi un attimo a fissarlo, non sapendo bene cosa obiettare, poi, lo invitai alla macchinetta del caffè per una seduta in sede ambulatoriale. Indossai sbrigativamente il camice da demiurgo e cercai di fare un’attenta anamnesi del suo caso.

– Ricapitoliamo, tu non hai un’amante, invece tua moglie è convinta del contrario. Mi dici perché tua moglie pensa questo?

– È per gli orari che faccio in azienda: entro presto, esco tardi la sera e spesso viaggio per lavoro.

– Però è quello che facciamo un po’ tutti qui, no?

– Beh, sì, ma vai a spiegarglielo… Mi ha detto che non posso continuare a mentire così.

– Addirittura! E quindi? Cosa pensi di fare?

– Dovrò confessare.

– Sei pazzo?

– No, però mi serve un’amante.

– Per fare cosa scusa?

– Per accontentare mia moglie e non farmi cacciare da casa.

– Tu sei completamente fuori! Non faresti altro che peggiorare le cose.

– Ma è l’unico modo per uscire da questa situazione, te lo assicuro.

– Beh, se è così allora inventala ‘sta “Santa Donna”, le dai un nome di fantasia, fai contenta tua moglie, ti becchi una lavata di testa, paghi pegno e fine della storia. Ricordati, però, che passerai il resto della tua vita a scontarla…

– Fosse solo questo…

– Che altro c’è?

– La vuol conoscere…

– Che cosa?!

– Vuol conoscere la mia amante.

– Ma non è possibile: perché tua moglie vorrebbe conoscere la tua amante?

– Te l’ho già detto, per potermi perdonare.

– Lo dicevo io che eravate pazzi! Questa me la devi spiegare bene.

– Dice che se è una bella donna, carina e intelligente mi potrebbe anche scusare per averla tradita in un momento di debolezza, ma che se è una più brutta di lei, le farei schifo e non potrebbe più rimanere con me.

– Allora sei fottuto. Stai attento, è una trappola…

– Lo so.

Guardai il mio amico Teo e mi fece compassione. Sua moglie era afflitta dalla pericolosa “sindrome dell’amante perniciosa”, patologia cronica di genere persecutorio-dubitativo dalla quale non è possibile la completa guarigione e che purtroppo colpisce una donna su due nell’arco della vita coniugale.

– Teo, purtroppo ti devo dare una brutta notizia.

– Spara, tanto ormai, peggio di così…

In poche parole comunicai l’infausta diagnosi al mio amico e gli spiegai di che genere di malattia soffrisse la sua dolce metà.

– Tua moglie non smetterà mai di dubitare del tuo tradimento. Col tempo, passata la fase acuta, i sintomi potranno affievolirsi fino quasi a scomparire del tutto, ma il male potrebbe tornare a manifestarsi quando meno te lo aspetti, perciò stai sempre sul chi va là, altrimenti ne potresti pagare le conseguenze a caro prezzo.

Subito dopo passai a prescrivergli la terapia.

– Come “cura di primo impatto” ti consiglio di evitare qualunque tipo di confessione, anche parziale, in quanto, qualsiasi ammissione, non farebbe altro che acuire gravemente i sintomi della malattia. Per superare i primi tempi, cerca di eludere l’argomento in ogni circostanza portando i discorsi su altre vie. Evita di dirle che alcuni colleghi d’ufficio, con cui collabori, sono donne e rinuncia alle trasferte di lavoro. Chiamala almeno due volte al giorno, anche se non hai niente da dirle e insisti perché venga con te, perfino quando devi solo andare a lavare la macchina. A distanza di circa un anno potrai ridurre le dosi e telefonare una volta al giorno e potrai concederti delle uscite serali con gli amici, ma non più di una ogni tre mesi, mi raccomando. Fai così, poi vediamo, e dopo, se va bene, ne riparliamo per passare alla terapia di mantenimento.

Lo vidi mestamente fare ritorno alla scrivania. Purtroppo ero sicuro di non aver sbagliato l’analisi del suo caso e capivo perfettamente cosa stesse passando. Su di una cosa però avevo mentito: sul fatto, che il male potesse, come dire, cronicizzarsi ed essere controllato. Sfortunatamente invece, è stato dimostrato, che quel male non è curabile in alcun modo e, anzi, intacca anche il marito, ma nella forma opposta. Lui non lo sapeva ancora, ma nel momento in cui avesse incontrato, colei che non gli avesse fatto sentire quel tipo di oppressione – senza la benché minima esitazione – si sarebbe gettato fra le sue grazie (o cosce, se preferite), per la gioia degli avvocati e della moglie, i quali avrebbero finalmente potuto distruggerlo senza alcuna remora. Ebbero così inizio “Le pene di Teo“, delle quali, per un certo periodo di tempo, mi ritenni responsabile. E, a dire la verità, un po’ lo ero davvero.

By Pepelion & Papillon

23 risposte a "L’amante di Teo"

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  1. Un po’ come quando ero ragazzo e tutti i miei amici fumavano tranne me.
    Ma mia madre era CONVINTA che io fumassi, perché inevitabilmente mi portavo dietro l’odore delle sigarette dei miei amici.
    Mi ha talmente tanto rotto le palle, interrogandomi stile inquisizione, che alla fine mi sono fatto prestare un pacchetto con dentro qualche sigaretta e ho fatto in modo che lei me lo requisisse.
    Giusto per farla contenta.

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    1. Teo è un personaggio immaginario, come le sue storie, che prendono spunto da tanti episodi reali, i quali spesso superano la fantasia. Quindi non un fatto, ma tanti fatti, dove ognuno ci troverà la propria.

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  2. Ma in fondo a Teo la moglie opprimente piace per due motivi:
    lo fa sentire un gran figo in grado di sedurre ogni donna – se solo lo volesse – e al contempo gli da la possibilità di sguazzare nel senso di colpa.
    (Mi sono inventata psicologa desticazzi a tempo perso)

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