WEB e TV: l’uno esclude l’altra?

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Tanto tempo fa, durante una conversazione con un amica, espressi un parere molto negativo a proposito del degrado qualitativo dei programmi televisivi. Mi riferivo alle telenovelas, perché ancora non era iniziata l’epoca di certa televisione spazzatura. Non esistevano i reality, dove al contrario di quanto presagisca il nome, partecipano persone che di reale hanno solo l’avidità di apparire e guadagnare a discapito degli altri; Maria non era ancora De Filippi e non trasformava i sentimenti in esibizionismo estetico, mentre Paolo, che non era ancora Bonolis, non canzonava l’ignoranza popolare, strappando facili applausi e umiliando chi è così, proprio malgrado. La ragazza con cui parlavo, mi rispose che alle persone semplici o anziane non si potevano proporre solo contenuti intellettuali e specifici: tutti hanno il diritto ad una forma di intrattenimento, seppur generalista, non potendo, magari, permettersene altre. Ci pensai e la ritenni una lezione di umiltà nei miei confronti, ammettendo la mia presunzione. A distanza di tanto tempo, nonostante la premessa, le cronache e la diffusione di internet mi hanno fatto ripensare al ruolo e alla differenza con esso, della televisione, come mezzo di comunicazione.

Tutto sommato, la TV è un mezzo di comunicazione aggregante e alla portata di tutti: un mezzo “pubblico” atto alla diffusione delle  idee. Per contro, internet è un mezzo orientato alle specifiche esigenze dell’individuo, uno spazio “libero” a cui il singolo accede volontariamente. Ma distinguiamo: uno strumento “libero” non ha obblighi, uno “pubblico” sì; e anche se privato dovrebbe sentirnrne la responsabilità. E’ naturale e legittimo che un istituzione “libera” sia al servizio di un idea di parte o di un interesse, mentre in una istituzione “pubblica” – come la televisione o la scuola – dove pure la libertà delle idee deve esserci, lo scopo è di metterle a confronto, senza l’obbligo di prevalere, con l’obiettivo di spiegarle, per dare alle persone gli strumenti di scelta, in modo che “uno” possa valere uno. La rete, dal canto suo, permette di informarsi su tante cose, ma in termini di diffusione delle idee, si presta a parlare principalmente ai propri adepti, con una sola voce: quella del guru di turno, piuttosto che di un educatore di parte o di un intellettuale, allo scopo di auto-referenziare la fonte stessa di tali idee. La verità assoluta non esiste e solo dal confronto possono nascere gli accordi tra posizioni diverse. Per questo motivo, secondo me, la teoria della democrazia diretta tramite il web, non regge: se in certi tipi di blog si prova ad esprimere un opinione diversa, si viene emarginati ed espulsi, perché il cerchio è chiuso ed il dibattito non è veramente pubblico. Nelle trasmissioni televisive, invece, è più facile imbattersi in chi la pensa diversamente da noi ed ascoltare pareri diversi, anche nel caso estremo delle urla.

Ovviamente, né internet, né la televisione, si sottraggono alla logica per la quale la bontà o meno di una cosa dipende dall’uso che se ne fa. E poi, se usati nel modo corretto, sembrano fatti per essere mezzi complementari. Lo dico perché non vorrei s’intendesse quanto ho detto prima come la demonizzazione di internet, di cui sono un convinto fruitore; semplicemente sono giunto alla conclusione che TV, radio – e anche i giornali – siano più efficaci per stimolare le menti a ragionare, in quanto vanno incontro alla gente con più semplicità ed immediatezza.

8 risposte a "WEB e TV: l’uno esclude l’altra?"

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  1. Purtroppo in TV i programmi più visti sono quelli in cui non serve concentrarsi o pensare… e dell’informazione ne fanno strumento di audience trasformandola in disinformazione… in un certo senso forse internet è più onesto, e ha una prospettiva maggiore 🙂

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  2. La qualità del mezzo dipende dalle persone -chi lo fa e chi ne usufruisce- e in questo internet è peggio della televisione. Parafrasando Andy Warhol: tutti hanno diritto ai loro quindici minuti da oratore e non è uno spettacolo edificante.

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  3. Però TV, Radio e giornali sono ormai asserviti e poco “liberi” nel propagandare idee ed opinioni.
    L’Editore detta la linea comunicativa, e tu giornalista non puoi deragliare.
    Non per niente il livello di libertà di stampa in Italia è posto in posizioni infime, tipo Burundi e Cambogia.

    Forse, esagero, sono più “liberi” i quotidiani locali, che cercano di compiacere più il lettore che l’Editore, con notizie di attualità e di cronaca spicciola.

    Il WEB, in effetti, vive di micloaggromerati.
    Se vai in un blog che parla di U2, o di Apple, o di Juventus…. non puoi MAI dissentire, si tratta di club chiusi, quasi privati, dove è ovvio che l’accesso sia consentito solo a chi si uniforma nel pensiero.

    Per cui io tendenzialmente direi che si debba pensare solo con la propria testa: è solo il nostro cervello che ci rende liberi. Bisognerebbe informarsi in modo critico, ma questo è davvero molto difficile.

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