Caccia alla “poltrona”

poltrona

All’interno del Palazzo Comunale di un piccolo paese, un uomo ben vestito osservò la scritta della targa fuori dall’ufficio: giusto un attimo, prima di spingere la porta ed entrare con passo deciso. All’interno, seduto dietro una scrivania, un impiegato, evidentemente assorto nel proprio lavoro al computer, che non sembrò per nulla turbato da quell’improvvisa irruzione, tanto che non alzò neppure lo sguardo per verificare chi fosse il nuovo arrivato. L’uomo indugiò qualche istante poi cercò di attirare l’attenzione del funzionario: “Buon giorno” rispose l’altro da dietro al computer “solo un istante e sono da lei.” Poi sollevando lo sguardo: “Ecco fatto. Mi dica pure.” “Buon giorno,” ripeté nuovamente l’uomo “Mi chiamo Giovan Maria Maninpasta e sono qui per le cancellazioni, ho un appuntamento per le tre.” “Ah, sì certo, si accomodi pure, non ci vorrà molto. Ha con sé l’ordinanza del giudice? Sa, senza non si può fare niente.” “Ecco qui la copia autenticata dalla cancelleria del tribunale, ci sono anche le marche da bollo, controlli pure è tutto a posto.” Porse il documento all’impiegato. Questi lo lesse, lo osservò con attenzione, poi aggiunse: “Bene, sembra tutto in regola, possiamo cominciare. Che cosa vuole che faccia?”

“Per prima cosa deve cancellare da internet tutti i riferimenti ai miei fallimenti scolastici dalla scuola media alle superiori, inclusa la mia bocciatura all’esame di maturità del 1990.” L’altro senza rispondere prese a muovere con evidente abilità le dita sulla tastiera del computer per qualche minuto, alla fine esclamò: “Fatto!” “Sicuro che è stato tutto rimosso?” “Sicurissimo, nessuno potrà più trovare niente in proposito.” “Benissimo, adesso passiamo alla notizia del mio fermo per detenzione di sostanze illegali.” “Droga vuol dire?” “No, che esagerazione, qualche spinello, ero giovane…” “Capisco… non si preoccupi, lo faccio subito.” In pochi minuti ripeté le precedenti operazioni. “C’è altro?” “Purtroppo no…” “Avanti, mi dica.” “C’è quella storia del 1992, quando fui coinvolto in una rissa fra sostenitori di opposti partiti politici.” “Uhm, vediamo se la trovo… Sì, eccola qua, però ci furono dei feriti da armi da taglio, non so se…” “C’è l’ordinanza del giudice. E poi io non c’entravo nulla, ero lì per caso.” “Ma fu condannato?” “Sì, ma con la condizionale.” “Aaah, se è così, rimuovo subito il suo nome. Prese di nuovo a smanettare sulla tastiera, anche se questa volta il compito sembrò impegnarlo un po’ più delle altre volte.” “E’ rimasta solo la notizia di una rissa fra opposte fazioni, ma il suo nome non compare da nessuna parte, né c’è alcun riferimento a una sua condanna.” “Benissimo, allora possiamo passare al fallimento della mia azienda.” “Non vedo cosa posso fare per lei…” “Il fatto è che un giudice ha voluto per forza indagarmi perché era convinto che io avessi sottratto dei fondi dalle casse aziendali.” “Falso in bilancio, c’è stato un processo?” “Purtroppo sì.” “Ed è stato condannato?” “Solo a tre anni in prima istanza, ma poi è andato tutto in prescrizione, sa come vanno queste cose…” “Lo so, lo so… Comunque, se c’è stata la prescrizione posso procedere.” Furono necessari alcuni minuti prima che anche questa operazione fosse portata a termine. “Abbiamo finito? – Domandò l’impiegato che evidentemente iniziava a spazientirsi.” “Ci sarebbe ancora una storia del 2008 relativa alla presentazione di un falso diploma di laurea, ma non era falso, solo conseguito presso un’università estera, a Tirana per l’esattezza.” “Quindi si tratta di diffamazione, non si preoccupi, rimuovo subito tutto è abbastanza facile.” Il funzionario lavorò altri cinque minuti poi dichiarò: “Bene ho finito, spero che non ci siano altre cose da rimuovere dal suo passato.” “Veramente, allegato all’ordinanza del giudice, c’è un piccolo elenco…” “Un elenco? Ma non poteva dirmelo prima? Faccia vedere…” Prese il foglio con evidente nervosismo, lo lesse con interesse, emettendo di tanto in tanto qualche mugugno morboso. “Certo che quella relazione con la minorenne…” “Provocava ed è stata giudicata consenziente…” Incalzò l’uomo nei confronti dell’impiegato, che scuotendo la testa, aggiunse con voce pacata: “Va be’, non sono fatti miei, si metta comodo, mi ci vorrà almeno un’ora per rimuovere tutta questa roba; se vuole può farsi un giro.” “No, preferisco aspettare qui.” L’impiegato non replicò e si rimise al lavoro con fare esperto mentre l’uomo se ne stava in disparte ad osservarlo. Per diverso tempo l’unico suono nella stanza fu il rumore dei tasti digitati sulla tastiera del computer, finché improvvisamente il silenzio fu interrotto: “Ho rimosso tutto, resta solo un’ultima cosa del 2010: un incidente d’auto con guida in stato di ebbrezza.” “Quell’imbecille mi si è messo davanti all’improvviso e non ho potuto evitarlo.” “Sì, ma qui c’è scappato il morto e lei è stato condannato a un anno.” “Gliel’ho detto non era colpa mia: comunque l’assicurazione ha pagato tutto.” “Ma io non posso cancellare le notizie in merito se c’è stata una vittima.” “Certo che può farlo, l’ha ordinato il giudice in nome del diritto all’oblio: io ho pagato per questo e quindi sono a posto con la giustizia, non è giusto che io sia ancora ricordato per quell’episodio come un criminale.” “Ha scontato la condanna?” “Ma no! Il mio avvocato ha patteggiato la condanna e il giudice ha sospeso la pena a condizione che il reato non si fosse ripetuto nei successivi tre anni.” “Però adesso i tre anni sono passati, vero?” “Sì.” “Va bene, allora posso procedere.” Dopo diversi minuti di lavoro il burocrate si voltò verso l’uomo: “Ecco fatto, tutte le cose che mi ha chiesto di rimuovere sono state tolte o cancellate dalla rete, nessun motore di ricerca riuscirà più a trovarle e lei non sarà più giudicato per le cose passate rimaste in internet.” “Non sa quanto mi fa felice, finalmente potrò accomunarmi alle altre persone come me senza timore di essere insultato o denigrato per fatti che appartengono al passato e che non contano più niente.” “Cos’ha intenzione di fare adesso?” “Voglio vivere il futuro intensamente presentandomi a tutti per quello che sono, guardi le lascio un mio “santino.” Salutò, si voltò e uscì di fretta senza aggiungere nulla, congelando sull’impiegato un espressione interrogativa.

Lasciando chiudere la porta dietro di se, diede un ultima occhiata alla targa color argento sul muro accanto alla porta dell’ufficio, la quale recava la scritta: “Agenzia per l’informazione – Rapporti con il pubblico – Rettifiche e Cancellazioni.” Con aria di soddisfazione si voltò cercando con lo sguardo le indicazioni verso gli altri uffici del palazzo comunale. Un tabellone li riassumeva tutti e lui subito individuò quello che voleva: “Ufficio Elettorale – Presentazione Candidature”. Con la faccia pulita e la cartella sotto il braccio si diresse spedito verso la Scala C Piano Terzo, distribuendo i santini della sua campagna elettorale alla caccia della poltrona di consigliere comunale, a tutti i passanti: “Finalmente un volto pulito. VOTA MANINPASTA” con al centro campeggiante il suo faccione rassicurante e sorridente.

By Pepelion and Papillon

6 risposte a "Caccia alla “poltrona”"

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