Nel periodo delle ferie, al club non viene nessuno; sono quasi tutti in vacanza. È l’occasione per mettere un po’ di ordine e rovistare negli archivi cartacei, costituiti da vecchio materiale polveroso dell’epoca in cui ancora i computer non erano diffusi. Donazioni dei soci, spesso ritrovate nelle cantine o nei solai. È così che Pepelion ed io, ci siamo ritrovati fra le mani dei manoscritti ingialliti dal tempo, legati assieme da un nastro di seta verde: particolare che faceva risalire le origini del plico a ben prima che i membri del club fossero nati. Un ritrovamento decisamente misterioso, portato lì da chissà chi. Curiosi lo abbiamo aperto con cura. Si trattava di un antico epistolario di padri missionari, scritto in corsivo con inchiostro di china, dove purtroppo qualche frase illeggibile era stata scolorita dal tempo. Ma, con una vecchia lente d’ingrandimento, abbiamo interpretato le parti mancanti. L’epistolario narrava di predicazioni presso greggi di pecorelle smarrite in terre lontane, quando i viaggi duravano mesi, se non anni, in balia dei flutti del peccato, senza saper se vi fosse ritorno…
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Epistola prima, da Fratel Geovanni a Fratel Geosuè
Fratello, son da poco giunto in codesto luogo dove mi condusse lo mio peregrinare. Voglio farti sapere che sto bene, come spero tu stesso e che mi sto ambientando. Nel tempo libero vergo le mie storie, alla luce incerta delle candele, rimembrando il nostro comune passato. Perciò ti voglio far dono di questa mia breve scrittura, in onore dei bei tempi andati.
Lauda dalla landa desolata
Passata oramai è un’intera semana
in codesta fredda landa spoglia e lontana
raggiunto qui meco da fratel Genuaro
giovin novizio e dello peccato ignaro
mi accingo e vago di locanda in taverna
a cercar la salvezza per l’anima eterna
lo diavolo in agguato come angel truccato
tende tranelli e si mostra sfacciato
bianca la carne, longa la coscia
che resister la nostra anima possa…
azzurri li occhi, dor li capelli
si faccian di marmo li nostri augelli…
Affettuosamente, tuo fratello Geovanni
Terre (illeggibile) Addì, Lunedì 25 Marzo (illeggibile) Anno Domini …2
Epistola seconda, da Fratel Geosuè a Fratel Geovanni
Carissimo compagno di tante avventure, con somma laude appresi tue notizie, cosicché l’animo mio si rallegrò. Tanto fu la lieta novella, che la mano mia corse alla penna e di getto quest’ode volle vergare.
Ode del pellegrino errante
Ignari de lo periglio vanno, arditi, li pellegrini di ventura
e, senza paura, in distese lontane marcian per spirito d’avventura.
Ahi, meschini ignari: che amaro dono li aspetta al ritorno agognato
in questa terra benedetta per coloro che han lasciato.
Di femmine e sorelle, mogli o verginelle
amanti e concubine, monache o fatine:
che d’ambra o candida fosse la pelle
gli amici, in vece loro, fecer tesoro
di quante, in loro assenza, perser lo decoro!
Che la fortuna ti sia amica, tuo fratello Geosuè
Terre d’Italia, Addì, lunedì 26 Giugno (illeggibile) Anno Domini …2
Epistola terza, da Fratel Geovanni a Fratel Geosuè
Eminentissimo Fratello,
confesso che ho peccato. Il fatto avvenne una notte scura mentre mi trovavo pellegrino, solo e ramingo per le vie di questa sperduta città. Smarrito aveo la retta via per l’agognato santuario quando, lungo un viale che parea una selva oscura, incontrai una giovine fanciulla dai lisci capelli color oro e dalla pelle ambrata, tal che mi facea paura. Ingenuo pensai: “Codesta è la Madonna, apparsa per indicarmi il cammino!” Avvicinitommi candidamente mi disse: “80 Scudi per giacere giunti anima e corpo, piú 20 per la cella nel santuario.” Così ella mi condusse in una bettola cadente con luci fioche e immagini del peccato. Lí, lasció cadere le succinte e modeste vesti che portava nere, molto corte e scollate, sotto le quali – la poverella – non avea nulla, neanche un cencio, se non i doni sodi e generosi di Madre Natura. Le rimasero indosso solo gli umili sandali, intrecciati e allacciati alla caviglia terminanti con un longo e affusolato tacco argentino. A quel punto, alla fioca luce di tremolanti candele, le sue forme abbondanti e sinuose si rifletterono su li specchi appesi alle pareti per la gloria dei miei occhi e, mentre i gemiti del peccato echeggiavano tutto intorno, mi abbandonai alle cure dell’avida sua bocca e delle mani di lei ansiose, perdendomi nell’oblio dei sensi e del vizio. Fratello, per questo ora sono qui a scriverVi penitente, inginocchiato su gusci di noce a chieder perdono, rimembrando i moniti del santissimo Padre Goffredo, nostro amatissimo Abate e maestro spirituale, i cui insegnamenti ho malamente disatteso; nell’invocare la Vostra generosa indulgenza voglio anche chiedervi consiglio, giacchè il rimorso del peccato mio ancor mi tormenta.
Devoto, ti saluto umilmente, tuo fratello Geovanni.
Terre (illeggibile) Addì, venerdì 28 Ottobre (illeggibile) Anno Domini …2
Epistola quarta, da Fratel Geosuè a Fratel Geovanni
Carissimo fratello Geovanni,
apprendo solo ora i gravi fatti che ti accaddero durante il lungo e travagliato cammino verso la redenzione e provo compassione auscultando l’angoscia che pervade il tuo spirito; per questo voglio rivolgerti alcune parole che ti siano di conforto e aiuto per sopportare il peso della colpa. Quando seppi del tuo pellegrinaggio alla terra dei peccatori, ne fui lieto e, in cuor mio, provai gioia, perché sapevo che solo chi è temerario può affrontare il malaffare e sconfiggere il demonio che lo ha corrotto. Impavido nella pugna ti sei gettato e, se hai perso una battaglia, non te ne far cruccio: molte di esse, con egual intrepido valore, combatterai e finalmente il glorioso vessillo della vittoria recherai. Indi, carpe diem! Sguaina lo spadone e mena fendenti che le labbra del nemico possano chiedere pietà! Però attento alle ferite, che lascian rossi segni sul corpo e sulle vesti: che nessuno ne veda traccia, altrimenti da indecorosa fine non potrai scampare. E se qualche volta sarai ancora sconfitto non te ne crucciare: perché le acque del mare oceano lavano ogni onta e quando qui sarai al mio cospetto, ogni gesto potrai confessare, di modo che io ti potrò concedere l’assoluzione e il tuo animo pio risollevare! Da parte mia, combatto ancora piccole battaglie entro le mura della mia umile città, ma, in verità, sento la mancanza della pugna più feroce e non dispero, un giorno, di poter tornare al tuo fianco sui campi che ci videro intrepidi compagni nella mischia più selvaggia.
In pace tuo fratello Geosuè.
Terre d’Italia, Addì, Mercoledì 2 Gennaio (illeggibile) Anno Domini …3
Epistola quinta, da Fratel Geosuè a Fratel Geovanni
Fratello,
è con grande pena e mano tremante che ti scrivo queste poche ed incerte righe, tanto è lo animo mio turbato; ancorché ebbi a raccogliere le tue confessioni, son ora io a dover chieder perdono de le azioni mie e de lo mio comportamento. Perché se in lo passato con sdegno respinsi le tentazioni, or mi feci trascinare in quel di un’oratorio di sorelle delle pene. È ben che tu sappia quant’io rifugga questi luoghi di perdizione, ma, forse, fu proprio il desiderio di redimer nuove anime femminee, che ogni mio resister fece vano. E credermi devi, se ti dico che in codesto oratorio, alcune misere giovinette vagavano ignude di tavola in tavola, cercando chi le potesse alfine consolare. E pensa a quanto grande fu la mia pena, quando di sol vertiginosi calzari le vidi vestite, tant’è che le volìa toccare – non tanto per palpare – ma quanto per con lo mio corpo riscaldarle! Deh, ma quant’erano snelle e longhe le gambe nun te lo posso descriver meglio. E fu in codesto luogo di dolore e tentazione ch’ebbi a pensare che, se sol potuto avessi, tutt’insieme avrei tentato di redirmer con lo flagello mio, ch’esse stesse infine m’avrebber ringraziato! E questa fu la mia più grande colpa: peccare col sol pensiero e non aver saputo condurre le pecorelle smarrite allo sicuro ovile. Ti prego di farmene perdono, affinché io possa ritrovar l’animo sereno e tornar a camminare sul sentiero di luce che in passato ci ha visto impavidi compagni di viaggio.
In pace tuo fratello Giosuè.
Terre d’oltremonti Addì, venerdì 27 Giugno (illeggibile) Anno Domini …3
Epistola sesta, da Fratel Geosuè a Fratel Geovanni
Fratello, dopo qualche settimana di permanenza nella terra al di la dei mari, ti mando un nuovo canto espiatorio da aggiungere a lo libro de lo nostro epistolario.
Cantico del penitente
In terra straniera andai peregrino
per colpe espiar di passato vicino
che onor tormenta non aver consumato
l’atto amoroso d’ambra dorato.
Mai pena inferta fu più dolente
del cerber Giulian che m’è guardiano:
sola via quella retta è ammessa
ogni qual’altra non è concessa.
Probo l’uomo e sobrio è lo viver suo
non geme e non flette per cosce o sciacquine,
né pecorelle o peccatrici da redimer egli vede
ed io, parimenti, lo seguo e m’inchino.
Cilicio indosso da mane a sera
e saio per veste quando riposo.
All’or de vespri non c’è sortita
e sol alla dimora è la me vita.
E allor possa lo destino essermi caro
che al ritorno da codesta landa straniera
sia lo mio corpo da respir sollevato
e l’animo redento dal peccato mondato.
In fede, tuo fratello Geosuè
Terre d’oltremonti Addì, venerdì 5 Agosto (illeggibile) Anno Domini …3
Epistola settima, da Fratel Geosuè e Fratel Geovanni a Padre Goffredo
…illeggibile
Padre, infin, dopo tanto peregrinare, ci siam riuniti sani e salvi a lo nostro convento. Or conosci le nostre storie e sai quanto ti siam devoti, perciò vogliam chiederti consiglio affinché tu ci sia maestro sollevandoci da ogni nostro turbamento. Padre siam dolenti, cosa possiam fare per mondarci da li nostri peccati?
Vostri devoti discepoli Geosuè e Geovanni
Terre d’Italia Addì, 14 Ottobre (illeggibile) Anno Domini …3
Epistola ottava, da Padre Goffredo a Fratel Geosuè e Fratel Geovanni
…illeggibile
Pentitevi, ignavi e lussuriosi figli de lo demonio!
Vostro affezionato Padre Goffredo
Terre d’oltremare Addì mercoledì 3 Gennaio (illeggibile) Anno Domini …4
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A ben vedere, maneggiando quei documenti, molto ben curati, anche nelle sgualcite imperfezioni, ci son venuti dei dubbi. Il carteggio fra gli ardimentosi pellegrini, sa di scrittura apocrifa o di di goliardica metafora o del bisogno interiore di lavare la propria coscienza o, addirittura, di mal celate invidie. Probabilmente non sapremo mai la verità e quale sorte sia toccata ai nostri “padri missionari” e se, in qualunque caso, si siano pentiti veramente. Intenderà chi vuole intendere, ma resta il fatto che le loro gesta hanno contribuito a plasmare il mondo come lo conosciamo oggi e quelle vicende sono parte indissolubile della nostra storia.
Oh quanto diletto mi procurò la lettura di questi dispacci de li tempi andati, qui tra le moderne polveri de lo archivio elettronico.
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ho provato a commentare da te ma pare una mission impossible
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Intendi dire che hai provato a commentare su Mira Queen? In effetti essendo che scrive da un altra piattaforma secondo me non riceve le risposte…
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sì proprio così, comunque ho blogger amici su altre piattaforme che non mi creano problemi a commentare
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Intendi commentare da me, sul mio blog? Mi sembra che tra le varie opzioni ci sia quella del profilo WordPress, oppure “Open ID” per cui va bene anche un account di posta… non accetto gli anonimi per problemi di spam.
Comunque grazie per l’eventuale interessamento e grazie a Papillon per aver messo a disposizione questo spazio per farsi i cazzi propri.
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non ha importanza, già commentare su un’altra piattaforma è complicato, se poi diventa un sudoku… come non detto. Grazie a te per avermi risposto.
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Padre Goffredo invidioso dell’allegro peregrinare di Geosuè, mentre Geovanni sembra far capire di aver peregrinato anche lui in passato, sempre ovviamente per lenire le ferite interiori delle poco vestite sorelle dalla lunga coscia.
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Certe missioni sono più pericolose di altre. Si rischia di smarrire la retta via. Per fortuna ci sono sempre volenterose sottane (da togliere) pronte a ricondurvi i pellegrini
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Penitenziagite! 🙂
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bello e interessante, in fondo è la metonimia della religione cattolica, peccare per poi essere assolti previa penitenza e pentimento più o meno sincero
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Si tratta di una parodia, basata su una miscellanea, tra storia e leggenda, di racconti fra vecchi cantieristi… cose che in ufficio sono normalmente incoffessabili, ma nelle trasferte di lavoro, quando si fa gruppo, diventano tema ludico e goliardico. Si vede che ho trascorso l’estate in Polonia per lavoro?
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Polonia per lavoro??? sei stato a Bielsko-Biała???
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Certo mio caro… greggi di pecorelle da non smarrire, cui questo vecchio cane pastore non non può più governare… se vuoi il commento glielo faccio pervenire
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no grazie, se leggerà da te bene, altrimenti pace. Almeno sei stato al fresco 😀
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