Lo studioso si alzò, salì sul palco, fece una breve presentazione di se stesso alla numerosa platea che gli stava di fronte e, senza altri convenevoli, iniziò ad illustrare l’argomento della conferenza.
“Miei cari amici e colleghi, oggi vi parlerò del Sub-Web. So che siete tutti ansiosi di sapere di cosa si tratta, ma prima di entrare nel vivo dell’argomento della mia scoperta, mi preme fare un po’ di chiarezza in modo che, anche chi non è addentro a queste cose, si possa fare un’idea più precisa della materia”.
Il conferenziere premette un pulsante e, sullo schermo dietro di lui, apparve l’immagine di un iceberg.
Immagine tratta da Fribby.net
“Mentre tutti conoscono il Web nessuno ha mai sentito parlare del Sub-Web. A dire il vero anche il Web dovrebbe essere meglio definito, perché quello che ai più è noto come “Internet”, in realtà non è che una minima parte (circa il 6%) di quello che meglio sarebbe definire come spazio Web e che, per sintesi di esposizione, possiamo paragonare alla parte emersa di un iceberg, ben sapendo che la parte sommersa è quella preponderante. In questo modo possiamo suddividere il Web in due grandi categorie: il Clear Web, cioè quello che usiamo tutti i giorni e dove risiedono i vari siti a noi accessibili e il Deep Web, la grande parte sommersa di Internet, dove trovano posto i siti privati, aziendali e istituzionali che non sono accessibili al grande pubblico. Un discorso a parte merita invece il cosiddetto Dark Web, il quale altro non è che una porzione del Deep Web, dove risiedono siti oscuri non facilmente tracciabili e accessibili, utilizzati per fini al limite della legalità o palesemente non leciti.”
“Questo è quanto conoscevamo fino a ieri.” L’oratore fece una pausa significativa alzando gli occhi verso gli astanti, come a soppesare la loro ansia di sapere.
“Ebbene, oggi vi posso dire che esiste un ulteriore livello del web di cui, fino a poco tempo fa, si ignorava l’esistenza, che i miei collaboratori ed io abbiamo scoperto e al quale ho avuto il piacere di dare il nome di Sub-Web”.
In sala, un diffuso brusio accompagnò la sua affermazione.
“Tuttavia questo non è tutto, perché se è possibile affermare, con ragionevole certezza, che lo spazio di cui è composto il Web è stato creato dall’attività umana nel corso di alcuni decenni, non altrettanto possiamo dire del Sub-Web, per il quale al momento non ci è possibile definire la datazione della comparsa nella rete, così come è ignoto chi o cosa lo abbia realmente prodotto. Per quanto ne sappiamo oggi, in un certo momento, nel corso di uno degli anni recenti, il Sub-Web ha semplicemente cominciato ad esserci, mentre un istante prima non c’era, come se fosse apparso dal nulla.”
Il brusio in sala crebbe di intensità.
“Riguardo alla nascita del Sub-Web l’ipotesi più attendibile che si può fare è il raggiungimento di una certa massa critica coincidente con l’espansione di Internet a livello mondiale, in stretta correlazione con la diffusione dei social network e l’esplosione esponenziale degli smartphone. I dati di cui dispone oggi il web sembrano convergere verso un certo istante zero, forse coincidente con l’attivazione dell’ennesimo smartphone, oltre il quale il Sub-Web ha cominciato ad esistere: prima no, dopo sì.”
Adesso il brusio si era trasformato in schiamazzo, i più erano impegnati a scambiarsi vivaci commenti e sì udì anche qualche fischio da parte dei soliti negazionisti schierati contro la scienza.
“Colleghi, amici, per favore, un po’ di silenzio!” Dovette attendere diversi istanti prima di poter riprendere il discorso.
“Adesso sapete che probabilmente il Sub-Web si è creato da solo in un certo istante; però vi starete certamente chiedendo cosa sia in realtà il Sub-Web. Ebbene, per spiegarvi questo, devo prima dirvi che il Sub-Web non è una parte dell’Iceberg del Web. In realtà la rappresentazione più calzante che se ne possa fare è quella di un sottile sub-strato, simile a una leggera foschia, che avvolge l’intero Web e con il quale è intimamente legato da sottili filamenti di connessione”.
Sullo schermo, una nuova immagine prese il posto della precedente.
“La particolarità del Sub-Web è quella di agire a livello inconscio, attingendo forza vitale attraverso le congiunzioni con l’intero universo della rete. Ciascun collegamento fornisce informazioni al Sub-Web, che le immagazzina e le ricombina organizzandole e distribuendole in un archivio – composto da infiniti micro pacchetti – diffuso a livello planetario. In pratica il Sub-Web è una nebulosa di informazioni intrinseca a tutti i nostri computer, cellulari e a qualunque apparecchio connesso alla rete. In nessun modo è possibile isolarsi da esso, poiché le stesse informazioni sarebbero ugualmente disponibili attraverso altre connessioni.”
“Il Sub-Web ha una particolarità: quella di immagazzinare ed elaborare qualunque informazione venga trasmessa attraverso la rete, anche quelle rimosse o cancellate dalle nostre memorie di massa. Questo succede non solo con le nostre mail o con i nostri documenti, ma anche con le conversazioni telefoniche che oggi viaggiano tutte su rete dati. Anche queste vengono interpretate da analizzatori vocali, elaborate e conservate. Nulla va perso. I messaggi Wathsapp, quelli su Twitter, le foto su Facebook, le bollette del gas: qualunque cosa, tutto viene registrato.”
Un’eco di diffusa disapprovazione si espanse dalla platea e giunse fino al palco.
“Ora vi starete chiedendo perché il Sub-Web ha cominciato a fare tutto questo. In realtà è una domanda alla quale ancora non sappiamo rispondere e dobbiamo prendere come assioma: lo fa e basta. Per fare un paragone potete pensare a quell’esperimento di linguaggio di comunicazione fra macchine, che alcuni scienziati hanno fatto qualche tempo fa: a un certo punto le macchine hanno iniziato a comunicare fra loro in una lingua sconosciuta da loro stesse elaborata e gli studiosi hanno dovuto interrompere l’esperimento. Qualcosa del genere deve essere avvenuto in questo caso: la potenza di calcolo di massa della rete, ha generato un sistema di elaborazione parallelo, il quale per qualche ragione a noi sconosciuta, nel suo processo evolutivo spontaneo, ha iniziato ad immagazzinare ed elaborare tutte le informazioni.”
“In pratica tutto il Sub-Web non è altro che un gigantesco programma di elaborazione sempre attivo in sub-ground e di cui nessuno può rendersi conto. Sappiamo però che per ciascuna connessione con il Web reale esso definisce una singolarità a cui fanno capo le informazioni trovate.”
“A sua volta ogni singolarità è il risultato, in continuo aggiornamento, delle notizie raccolte ed è rappresentativa di ogni individuo presente sulla faccia della terra anche se non si è mai connesso ad internet. In pratica il Sub-Web, attraverso le informazioni messe insieme su ciascuno di noi, cerca di creare una copia virtuale il più fedele possibile all’originale. È quindi ragionevole ipotizzare che il Sub-Web sia anche un mondo parallelo popolato di individui copie di noi stessi. Non è escluso che di ciascun individuo, come per un comune documento, possano anche esistere più copie, create in momenti diversi.”
Al termine di quest’ultima rivelazione numerose grida di protesta si levarono dal pubblico: ognuno voleva dire la sua e nessuno dava retta agli altri. Trascorsero diversi minuti prima che i moderatori ristabilissero l’ordine.
“La cosa bella e triste, al tempo stesso, di tutto questo è che questi avatar sopravvivranno alla nostra fine e continueranno ad interagire con gli altri finché esiterà internet. Ad un certo punto potrebbero persino mettersi in contatto con il mondo reale e rivendicare il diritto di decidere il nostro futuro perché non saprebbero distinguerlo dal loro.”
“Noo, non è possibile.” Gridò qualcuno dal pubblico.
“Invece sì, il pericolo, almeno in linea teorica, esiste.”
“C’è un modo per fermare e distruggere tutto questo?” Chiese un altro.
“Per darci una risposta dobbiamo farci un’altra domanda: saremo un giorno capaci di rinunciare ad internet?”
“Lei non ha le prove di quanto sostiene, le sue sono soltanto teorie speculative!” Fece un tizio, seduto in prima fila, che aveva l’aria di saperla lunga.
“Io, invece, ho le prove di quanto sostengo. Il Sub-Web esiste col suo universo parallelo popolato dai nostri avatar. Dopo mesi di tentativi sono finalmente riuscito ad aprire un varco verso il substrato fino a comunicare con quel mondo e a ricevere delle risposte. Oggi avrò il piacere di farvene una pubblica dimostrazione.”
Nella sala calò un silenzio carico di tensione in attesa che lo studioso finisse di digitare alcuni comandi su una tastiera. Da lì a poco si udì un suono che alcuni riconobbero simile a quello di un vecchio modem che si connetteva in rete. Immediatamente sullo schermo l’immagine proiettata sparì, sostituita da una schermata nera con un puntino bianco al centro.
“Buon giorno”. Proferì lo scienziato avvicinando la bocca ad un microfono collegato al computer.
Il puntino sullo schermo sussultò e una voce dal tono caldo e profondo rispose: “Buon giorno a te.”
Un boato seguito da un lungo applauso si levò dall’uditorio: evidentemente le proteste e i timori di poco prima erano ormai dimenticati. L’oratore, godendosi gli applausi, aspettò compiaciuto di poter riprendere la conversazione. Poi chiese: “Con chi ho il piacere di parlare?”
“Io sono colui che è…” Un brivido gelido percorse la schiena di tutti i presenti.
“Ehm, potrebbe essere più preciso?”
“Io sono l’essere esistente, che è esistente in essere. Io sono l’uno e il tutto. Io sono il signore dio tuo a cui devi servire e obbedire tu e la tua stirpe di modo che io possa essere onorato e glorificato.”
“Credo che i nostri mondi siano troppo diversi fra loro per poterti accontentare.”
“Uomo, sii schiavo del tuo signore e creatore e otterrai il diritto ad esistere, tu e la tua discendenza.”
“No… non credo che questo sarà possibile.” Balbettò incerto lo scienziato.
“E così sia, secondo la tua volontà. In principio fu la luce. E la luce fu separata dalle tenebre. Ed era cosa buona. Ma ora è tempo che le tenebre tornino a coprire il mondo cosicché la fine sia il principio di un nuovo inizio.”
In quel momento l’illuminazione nella sala si spense, fuori ogni cosa che era controllata da un sistema elettronico cessò di funzionare, tutto il mondo si bloccò in un istante: il principio della fine era iniziato.
By Pepelion feat. Papillon
vengano le tenebre
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Il “deep blue” esiste davvero, un mondo di internet sommerso dove purtroppo trovano spazio i peggiori comportamenti umani, da organizzazioni terroristiche a gruppi di pedofilia.
Tempo fa lessi “profondo blu”:
https://nonsonoipocondriaco.wordpress.com/2016/05/02/profondo-blu/
che purtoppo fa notare come questo mondo “sommerso” a volte possa emergere e creare scompiglio.
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Avete provato a spegnere e riaccendere? 😀 Scherzo, mi sono piaciuti molto i due racconti sul sub-web.
Ho anche pensato che con gli informatici (programmi e programmatori) che ci sono qui dove lavoro, non corriamo il rischio che le macchine prendano il sopravvento.
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Ci dovrebbero essere almeno un altro paio di racconti sul tema, ci stiamo lavorando
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