Perfetti sconosciuti, il film

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Poco tempo fa ho visto il film “Perfetti sconosciuti”, al termine del quale mi sono chiesto: quanti litigi e separazioni avrà causato? Ragazzi, questo è un film da somministrare come un farmaco, per il quale bisogna “leggere attentamente le avvertenze” – detto con pronuncia velocissima, come fanno al termine delle pubblicità, allo scopo di risparmiare il tempo del costoso spot; una roba da somministrare solo dopo prescrizione medica. Premetto che a me è piaciuto molto, perché è stato davvero apprezzabile il modo come sono stati caratterizzati i personaggi, ai quali si possono dare un nome e cognome per ognuno, se si hanno almeno un po’ di primavere sulle spalle. Difficilmente si riesce a starne fuori anche a livello personale, senza identificarsi in qualcuno di loro: forse è per quello che non sempre si è predisposti a vedere questo genere di commedia, così ben calato sulle caratteristiche della nostra società, perché non sempre si ha voglia di guardarsi allo specchio e vedere quanto si può essere brutti dentro. Ve ne parlo senza svelare le figure dei personaggi, che emergono man mano durante lo svolgimento, e nemmeno il finale, per non rovinarvi la sorpresa. Si tratta di una commedia svolta interamente all’interno di un appartamento, dove la coppia padrona di casa ha invitato degli amici. Una situazione comune e diffusa fra persone acculturate, che rispondono agli stereotipi tipici del ceto medio e benestante, all’interno del quale la vita è costruita pietra su pietra sin dall’epoca degli studi e delle amicizie adolescenziali, a difesa di uno stato sociale da non perdere a nessun costo. E, pietra su pietra sono costruite anche le mura che dividono e proteggono le relazioni e gli intrecci tra i protagonisti. Insomma, tutto delineato secondo la naturale propensione che ha sviluppato l’essere umano, nel tessere le sue relazioni sociali, nell’arco dei millenni. L’unica cosa che devo svelarvi, ma che era mostrata anche nel trailer del film, è che ad un certo punto, dopo qualche squillo di cellulare di troppo ad inizio cena, alla proposta di spegnere i diabolici congegni, qualcuno propone – invece – di metterli sul tavolo e condividere ogni messaggio ed ogni telefonata in arrivo con tutto il gruppo.

Se non l’avete visto, lascio alla vostra immaginazione quello che potrebbe succedere, quali scrigni si potrebbero aprire e, soprattutto, cosa potrebbe saltarne fuori. A secondo di come la si vede, questo gioco, che è lo spunto dal quale si sviluppa la trama, può apparire una trovata per fare cassa oppure – come preferisco pensare io –  uno spunto di riflessione, per persone intelligenti e disincantate, di fronte al quale l’ultima cosa da fare è quella di dare giudizi o schierarsi, perché si andrebbe fuori tema e si verrebbe smentiti dai fatti. E’ un film che può disturbare, a causa del non voler prendere coscienza dell’esistenza – non solo della privacy – ma soprattutto di un in-vio-la-bi-le intimo personale dentro ognuno di noi. Mi dispiace, ma devo esprimere in modo diretto il mio concetto, anche se sono certo, con queste affermazioni, di deludere i gelosi, i romantici, i fautori dell’amore eterno, i sostenitori dell’essere una cosa sola e gli adepti dei sentimenti di dipendenza al limite della mancanza di autostima.  Per me l’amore non si deve cercare in ciò che non sappiamo o non vediamo dell’altro, ma nella qualità del tempo che passa con noi, delle cose che fa con noi e di quello che dice quando sta con noi. Bisogna stare sereni, perché il doppio gioco di un partner manifesta sempre dei segnali deboli, solo che le categorie di cui sopra non li vogliono cogliere, per la paura di stare da soli. “Perfetti sconosciuti”, in fondo è un film sulla dipendenza, ma non dal cellulare, bensì dagli altri e dai luoghi comuni della società, dal quale si evince che, in ogni caso, la dipendenza è una brutta roba, non solo per le droghe. Esiste, però, una terza chiave di lettura, totalmente opposta all’ultima: quella per la quale, quello stesso intimo può essere, a volte, una prigione per quella parte di noi che non ha mai avuto il coraggio di lottare per evadere ed affermarsi liberamente.

12 risposte a "Perfetti sconosciuti, il film"

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  1. l’avevo visto anche io…da maneggiare con cura che manco la dinamite è più pericolosa.
    Mi sovviene quella barzelletta dove lui, in preda ad un infarto, chiede alla moglie di chiamare il 118. Lei dice, certo dammi il tuo cellulare e dimmi qual è il codice per usarlo e lui….no ma guarda, non preoccuparti…non deve essere nulla di grave 😉

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  2. Gran bel film.
    E concordo: c’è uno spazio intimo, in ciascuno di noi, che va rispettato..soprattutto dal partner. Così come le espressioni (o estensioni) materiali di questo “cuore”
    D’altronde fantasie evasive non sempre sono da considerare negative, anzi. E nessuno può scagliare pietre.

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