Buonasera, mi chiamo Teo, soffro di misoginia…

Dopo un certo periodo di assenza, potei finalmente tornare al club. L’accoglienza fu calda ed affettuosa. Era quella la serata dedicata al Gruppo Anonimo Misogini, uomini che per partito preso si schierano sempre contro le donne. Uomini che, a causa della loro malattia, vengono abbandonati e spesso vivono in solitudine e nella depressione. A volte riescono quasi ad uscire da questa condizione allacciando nuove relazioni, anche se, alle prime scaramucce di coppia, manifestano una naturale intolleranza verso i consigli delle loro compagne, questionando perfino su come deve essere orientato il barattolo dello zucchero: “Ma finiscila di rompermi i coglioni, non c’è bisogno di leggere la scritta, santo cielo, il barattolo è di vetro e si vede che cosa c’è dentro!” 

Era di quei giorni la dichiarazione di una donna, noto personaggio dello spettacolo, che aveva asserito che se gli uomini erano posizionati socialmente meglio delle donne, era perché avevano più attitudine per certe cose. 

Difficile non parlarne, soprattutto ai tavolini del bar del club. Quella però doveva essere la serata dove si imparava ad essere tolleranti: “Sì, amore, hai ragione, orientati con le scritte tutte da questo lato, i barattoli stanno proprio bene e fanno una bellissima figura.” 

Teo lo vidi di sfuggita, era lì per disintossicarsi e quella sera doveva presentarsi al gruppo: “Buonasera, mi chiamo Teo ho …ntanni e soffro di Misoginia. Sono qui per disintossicarmi” si ripeteva da solo in un angolo del corridoio. Di lì a poco, mentre al bar parlavamo della partita, lo sentimmo ripetere la frase al cospetto del gruppo. Spontaneamente partì un applauso e qualcuno gli gridò: “Benvenuto nel gruppo, Teo!” 

Fece un sorriso compiaciuto e avvicinandosi al microfono disse: “Sono cento giorni che non parlo male delle donne, all’inizio è stata dura, non riuscivo a fare a meno di quell’argomento ogni volta che in ufficio andavo alla macchinetta del caffè. I colleghi lo sapevano e mi stuzzicavano, perché per loro ero un punto di riferimento, mi facevano sentire importante come un blog influencer… poi, col tempo, sono riuscito a dimenticare i peggiori stereotipi che mi facevano giudicare male le colleghe quando indossavano abiti succinti, anche se ancora faticavo a non scagliarmi contro le mogli che chiedevano il divorzio, lanciando loro anatemi pieni di epiteti grassi e coloriti. Me la prendevo quando qualcuno me lo faceva notare cercando di farmi smettere, ma non era più vita, ero schiavo di quei luoghi comuni.” 

Nel frattempo la radio, che accompagnava come di consueto le chiacchiere del bar, aveva interrotto la musica e gli speaker avevano preso a commentare le sorprendenti dichiarazioni della famosa donna di spettacolo. 

Lui intanto continuò: “…Poi ho conosciuto questo gruppo, ho deciso che non ci sarei più cascato e grazie a voi oggi, eccomi qua. A mezzanotte saranno centouno giorni.” Seguì un altro applauso del gruppo e poi un momento di silenzio durante il quale si sentì la radio commentare la notizia del giorno. Al tavolino ci guardammo interdetti sgranando gli occhi, mentre condividevamo un drammatico presentimento. 

Ci voltammo ansiosi verso il fondo della sala. Teo, là, sul pulpito, esitava, luccicava di sudore e tremava, sussurrando: “No, non posso… non devo farlo, no… non devo più parlarne… no, ma…“ In quel preciso istante il Dottor Jekyll spinse da parte Mr. Hyde, il suo sguardo si fece fiero, la voce si alzò di tono e diventò ferma e squillante come quando arringava i compagni nello spogliatoio del calcetto: “Ma poi, che cazzo avrà detto di strano, sta donna… ha detto che gli uomini hanno più predisposizione per certe cose e allora?” La platea strabuzzò gli occhi incredula. “Mica ha detto che le donne non sono capaci! Ma li avete letti i commenti? Di disapprovazione, certo e legittimi, aggiungo io!” Occhiate di sconcerto attraversarono la tensione che ormai aveva attanagliato l’uditorio. “…e giù, tutte ad attaccarla evocando il fallimento di anni di lotta”. Accompagnò quest’ultima frase muovendo teatralmente la mano dall’alto in basso con l’indice proteso, poi, mentre sul suo viso abbozzava un sorriso di scherno, continuò: “Ma è proprio in questa reazione scomposta, che sta il loro limite. Per due motivi: il primo perché hanno dato un’enfasi fuori misura a un’opinione liberamente espressa, ma soprattutto per il secondo, perché non sanno riconoscere le diversità di attitudine tra i generi. Ma vi siete mai accorti, ad esempio, che i gay hanno propensioni che né uomo né donna hanno? Questa, signori miei, non è discriminazione, ma valorizzazione delle diversità. Imparassero piuttosto, le “signorine sanno tutto”, a fare un mezzo passo indietro anche nelle proprie convinzioni, invece di essere sempre così intransigenti, perfino con se stesse. Vivrebbero molto meglio loro e vivremmo più tranquilli noi, perché così – almeno – la smetterebbero, una volta per tutte, di tritarci i cabasisi!” 

Nel frattempo, udendo quel coinvolgente discorso, i ragazzi del bar (me compreso, anche se sono un decano abituato a certe cose) si erano affacciati incuriositi alla sala per assistere al mesto epilogo del Gruppo Anonimo Misogini, che si stava dissolvendo di fronte al canto del proprio cigno. Infine un boato liberatorio salutò appassionatamente la conclusione dell’arringa del redivivo Teo. Al successivo consiglio di direzione, il gruppo fu sciolto per manifesta incompatibilità con gli scopi ed i valori fondanti del club. Tutti intanto si abbracciavano, qualcuno non tratteneva le lacrime, mentre Teo veniva portato in trionfo.

4 risposte a "Buonasera, mi chiamo Teo, soffro di misoginia…"

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  1. Ciao, i primi tempi la mia dolce consorte mi diceva ” è cento volte che ti dico ….” ” se è cento volte che me lo dici e non lo faccio , ti sarà passato per la mente che non lo voglio fare come dici Tu ? ”
    Adoro la mia dolce consorte, noi abbiamo messo dei paletti ben precisi, lei non rompe, e nemmeno io.

    Piace a 1 persona

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