Il passare del tempo, ci fa invecchiare fisicamente, ma ci fa evolvere mentalmente all’infinito, almeno fino a quando la coscienza di se rimane integra. Insomma, a me capita di dimenticare nell’armadio determinati capi di abbigliamento. I motivi sono diversi: perché sono ingrassato e dimagrito ormai troppe volte oppure perché il capo è passato di moda. In fondo sarà capitato un po’ a tutti.
L’altro giorno – come si suol dire – mi è tornata tra le mani la maglietta di Che Guevara. Una semplice maglietta: ma avrebbe potuto essere un poster o un libro. Avrebbe anche potuto essere un altro personaggio o un altro simbolo: laico, politico, spirituale, poco cambia.
Il senso di questa riflessione, innescatasi nella mia mente, è che con il passare del tempo ed il mutare dei contesti storici e culturali, i simboli sbiadiscono, fino a cadere nell’oblio della memoria. Ma quanto resta del loro valore? Attenzione, ho detto “quanto” e non “cosa”.
Avete capito: il “Che” è il mio esempio, ma ognuno può trovare il suo. Ciò a cui mi riferisco non è l’oblio, ma la mutazione culturale dalla quale deriva inevitabilmente la revisione del valore. Valore valido a quel tempo e non più oggi, ma comunque – ed obbligatoriamente – rispettabile e da sottrarre alla rivisitazione storica, in quanto quest’ultima è un esercizio sbagliato, dal quale deriva inevitabilmente una deformazione, soggetta alle esigenze contemporanee.
Ed allora, tutte quelle convinzioni, funzionali all’ordine sociale di un epoca, devono essere prese per quello che erano. Che so, un certo galateo o il decalogo comportamentale delle ragazze per bene di un tempo, vanno presi per quello che erano allora e per i buoni propositi. Oggi essi sono passati e non fanno più male a nessuno.
Ora: apparirà semplicistico, ma i fenomeni di negazionismo (di qualsiasi genere) degli ultimi anni e l’iconoclastia utilizzata dall’Islam più radicale e più di recente da alcuni che sfruttano il pretesto degli orribili omicidi di neri da parte della polizia americana, mi hanno fatto chiudere un cerchio.
Io credo, che mai come oggi, ci si trovi in presenza della diffusione di “contro valori”, annoverabili alla stregua di quelle credenze, che in passato hanno portato al rogo delle presunte streghe, o ancora prima, a compiere sacrifici umani per ingraziarsi la benevolenza degli dei.
Forse stiamo assistendo al “decadentismo” dell’ordine sociale e culturale costituito dopo la seconda guerra mondiale, il quale aveva affermato l’avvento della democrazia, mai completamente compiuto, ma che ha inconfutabilmente migliorato la vita di tanti “servi della gleba”.
Cosa stia veramente accadendo oggi, lo sapremo solo a posteriori, quando la storia – come sempre dopo l’oblio – ci riproporrà un nuovo rinascimento ed un nuovo illuminismo. Ma durerà un attimo, come il raggio verde al tramonto, e per i nostri discendenti sarà di nuovo ora di ricominciare, per chiudere nuovamente il cerchio. Il destino, a volte, diventa una questione di geometria: purtroppo, non a tutti capita di vivere la propria vita nella migliore porzione di angolo al centro di tale cerchio. Penso che questo sia ciò che sta capitando a noi.
Decadentismo dell’ordine sociale. Mi piace, dici tutto in poche parole.
PS: era un po’ che non ti leggevo, ben ritrovato!
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Con il bimbo che cresce ho meno tempo per il blog. Tuttavia cerco di non mollare e ogni tanto mi faccio vivo. Grazie, ciao.
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Riflessione molto saggia e condivisibile. Per quanto mi riguarda poche altre cose come la fede calcistica e la capacità che questo ha di influire sul mio stato d’animo, posso dire che rimangono inalterate nel tempo. Ma anche questo forse è un segno dei tempi.
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Non parlarmi di fede calcistica… ‘sta Juve mi fa penare…
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Constatazione da brividi…
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Ogni tanto il mio lato “cazzone” lascia riaffiorare il “pessimismo cosmico”. Le due anime convivono da sempre, in fondo sono amiche.
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Riflessioni condivisibili, ma non si tratta di decadentismo perché quelle che vediamo oggi non sono altro che reazioni all’inevitabile progredire culturale: alcuni, in nome delle loro ideologie, cercano di distorcere e indirizzare il pensiero comune e i costumi sociali, ma fra qualche anno ci accorgeremo di quanto fossero fallaci e in qualche modo ridicole le loro azioni. Un esempio per tutti: una volta (non molto tempo fa) era impensabile una convivenza senza matrimonio. Oggi è quasi la normalità e fra non molto sarà impensabile un matrimonio non preceduto dalla convivenza. Il pensiero si evolve e i costumi cambiano, è il progresso bellezza!
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Io affermo che l’intera società attuale avrebbe bisogno di un nuovo “Rinascimento”, culturale ed artistico, per ricominciare ad apprezzare – se non proprio di amare – il bello che ci circonda, e per riconquistare quella libertà di pensiero che ad oggi pare irrimediabilmente persa.
Quante forme di ignoranza nella società attuale, quante perdite di valori, quanta cecità, quanto odio inutile.
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