Forse, domande senza risposta

Sarebbe interessante capire che cosa, sin dall’alba dei tempi, abbia spinto l’essere umano, e prima ancora i suoi antenati, a scoprire l’ignoto, a sfidare la natura, a cercare di superare i propri limiti. In realtà questa è l’unica vera differenza tra l’uomo ed il resto della natura, la quale pare rispondere alle logiche di un disegno superiore.

L’istinto dell’esplorazione, ad esempio, ha fatto si che l’uomo scoprisse gli angoli più remoti della terra e, finito con quella, che poi iniziasse la scoperta dello spazio. Al netto di quello che osservo oggi, le motivazioni a spingerlo verso queste sfide potrebbero essere due. Una molto terrena: la ricerca di materie prime e nuovi sviluppi delle tecnologie, a scopo di guadagno. L’altra, legata alla sopravvivenza, è la ricerca di altri posti dove vivere, dato che, prima o poi, saremo noi a porre termine alla vita sulla terra.

Tempo fa avevo assistito a un documentario di Alberto Angela sull’Isola di Pasqua e su come fosse scomparso il popolo che l’abitava. Il documentario utilizzava anche le immagini di un film che narrava l’epilogo di quella civiltà, dove era evidente l’influenza del comportamento umano nel concorrere all’autodistruzione dell’ecosistema sul quale si reggeva (rasero a zero la foresta) e di quanto mancasse, a quel popolo, la visione sulle conseguenze delle proprie azioni. Nel (breve) periodo di cinquecento anni, gli abitanti dell’isola di Pasqua, hanno fornito l’esempio delle sorti che toccheranno inevitabilmente al nostro pianeta, se continua la distruzione e l’alterazione dell’ecosistema che regge il pianeta da parte dell’uomo.

In natura ogni essere vivente ha una discrezionalità limitata, un ruolo definito e risponde a regole precise. L’uomo, invece no. La sua smania di scoperta e superamento dei limiti, non più per naturale indole, ma per guadagno, lo ha reso stupido, dimostrando quanto l’intelligenza sia slegata dal cosiddetto progresso e quanto non sia solo una questione intuizioni tecniche, scientifiche o economiche, ma debba essere fatta anche di etica e morale. Già, ma cosa sono poi questa etica e questa morale? Quali sono i loro valori assoluti? Chi li stabilisce? Ognuno si appelli al proprio credo: spirituale, laico o nichilista e mi faccia sapere qualcosa.

Esiste, poi, anche un altro orizzonte più ampio, per il quale la fine del pianeta arriverà con la fine naturale del sistema solare e, quindi, la necessità di abbandonare il pianeta si presenterà comunque, prima o poi. L’uomo, nella sua stupidità, sta forse solo rispondendo ad un disegno superiore. Al che mi viene un dubbio: e se questa ipotesi fosse parte, a sua volta di un piano più ampio? Cioè: se tutto questo avesse un senso e fosse, questa stupidità stessa, la giusta soluzione per sopravvivere ed andare oltre la fine della terra e del sistema al quale essa appartiene? Se così fosse, a questo punto, per salvarci dovremmo fare una corsa contro il tempo.

Domande senza risposta. Forse.

4 risposte a "Forse, domande senza risposta"

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  1. Il senso, lo scopo, il fine, lo vediamo perché è un qualcosa legato al meccanismo di ragionamento della nostra specie, che ‘funziona’ per animismo e semplicismo.
    Una cosa però è vera: siamo una specie capace di modellare l’ambiente che ci circonda finendone però a nostra volta vittime, incapaci di comprendere i danni a lungo andare.

    Piace a 1 persona

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