
Centocinquanta metri quadri di appartamento non sono pochi. Eppure, non ci crederete, ci stava mancando l’aria. Tutto iniziò quando, in previsione di fare un figlio, decidemmo di scambiare l’appartamento, da cinquantacinque metri quadri, con quello più grande di mia madre.
Al tempo, ovviamente ristrutturammo e comprammo i mobili di alcune stanze, tuttavia non avemmo il coraggio di buttare via ciò che non ci piaceva e non occorreva. O meglio, evitammo l’incidente diplomatico con la suocera (mia madre), convinta di averci fatto un grande omaggio nel lasciarci i suoi vecchi mobili ed una quantità di roba senza senso. Così al nostro ingresso nell’appartamento ci siamo ritrovati con una casa che non era la “nostra”: una casa nella quale erano evidenti le stratificazioni storiche, come accade a Roma, dove si sovrappongono duemila anni di storia. Fatte le debite distinzioni, ovviamente.
Ad un certo punto, passato qualche anno ed avuto il bimbo, accade che il passare tante ore a casa, durante l’isolamento dovuto alla pandemia, ci fa aprire gli occhi. Folgorati da ciò che abbiamo improvvisamente visto, abbiamo iniziato ad eliminare mobili e mobiletti, oggetti e suppellettili, senza contare la quantità di cose inutili (di quelle del tipo, teniamo che non si sa mai) ormai diventate niente altro che immondizia.
Nonché libri. Eh sì, l’enorme libreria Ikea aveva, anche lei, delle dimensioni finite, come la casa, del resto, ma ospitava ormai volumi di nessun interesse o valore; quindi si rendevano necessarie delle scelte “manageriali”, anche se so che qualcuno storcerà il naso. Mi sono occupato personalmente della epurazione: senza pietà ho fatto fuori una enciclopedia di lavori a maglia, improponibile anche quando è stata pubblicata, con certi maglioni che mia madre faceva e poi mi obbligava a mettere da ragazzino. Vendetta era compiuta!
Ad un certo punto mi capita tra le mani una di quelle enciclopedie, che parevano per metà riviste di arredamento e “bon ton”, ma con all’interno delle classiche ricette piemontesi: vero che c’è internet, ma vuoi mettere il fascino delle ricette originali della nonna! Immediato intervento della sovrintendenza: sì, via dalla libreria, ma ora conservate a casa della suocera (sempre mia madre).
Un altra raccolta che occupava uno spazio esagerato era quella denominata “Selezione della Narrativa Mondiale” di Reader’s Digest. Ora, senza raccontarvi la storia di questo tipo di pubblicazioni, dico solo che si trattava di estratti delle opere e che, in quanto tali, non erano a mio giudizio meritevoli. L’opera deve essere integrale, quindi, via!
Il maggiore sacrificio che ho dovuto fare, ignorando i sentimenti del cuore, è stato il buttare al macero l’enciclopedia di geografia per ragazzi della fine degli anni sessanta, i cui volumi, ingialliti e consumati, trattavano tutte le regioni e tutti gli stati del mondo. Io l’ho amata, non l’ho solo studiata, l’ho letta e riletta tutta, per viaggiare virtualmente quando da ragazzo non ne avevo le possibilità. Ma il tempo passa, le epoche cambiano ed io avevo un obiettivo prioritario e non meno importante: dovevo riuscire a conservare lo spazio per tutta la narrativa del secolo scorso, per i vinili di jazz, blues e rock, nonché la collezione di Dylan Dog, tutto stipato dentro svariati meandri della casa. Dovevo anche ricreare spazio per i CD, che non cresceranno più, soppiantati dallo streaming e che erano prima distribuiti in quattro mobiletti dedicati (i quali soffocavano letteralmente la sala), che ho buttato via senza pietà.
Liberati gli svariati meandri della casa, si è creato, per effetto domino, ordine in ogni armadio, nonostante alcuni mobili fossero già diventati materiale per l’azienda rifiuti. Finalmente ora si respira (anche meno polvere) e ci si muove più liberamente. Via anche dei cuscini, via delle tende, per una pulizia visiva che conferisce un effetto minimalista all’arredo della casa (finalmente il nostro) e che aiuta ed induce a tenere in ordine. Mia nonna paterna diceva: “Ad ogni cosa il suo posto e ad ogni posto la sua cosa.”
Avere le cose in ordine ha restituito il piacere di scegliere quale libro leggere tra i tanti belli che mia madre ha collezionato, oltre ai miei, ma anche il piacere di scoprire cose diverse, alle quali mai mi sarei avvicinato. Idem dicasi per la musica, che sì, so di avere, ma ora posso scegliere come in un “cloud” fisico, o, per usare un termine antico, come in un jukebox.
Ora sono più facili le pulizie e potremmo anche pensare ad un robot per i pavimenti. Tuttavia non è questo che volevo dirvi. Volevo dire che a volte le cose non accadono per caso. Avrei potuto limitarmi a riordinare la cantina o il garage, che pure sono state travolte da quello sterminio di massa, ma sarebbe stata solo una goccia nel mare della mia mente.
In questi ultimi tre anni sono accaduti dei fatti e si sono presentate delle difficoltà (soprattutto economiche) da non dormire la notte, che stanno inducendo dei cambiamenti radicali nel nostro tenore di vita, rendendo necessaria una completa riorganizzazione del tutto. Ecco, forse questo è ciò che è accaduto in realtà: il riordino delle idee per la riconquista dello spazio mentale.
I libri li porto tutti in biblioteca, fanno il mercatino dell’usato.
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Si, ma quelli che ho fatto fuori non avevano più senso. Avevo preparato delle borse pensando di darli alle biblioteche o ai mercatini, prima però mi sono documentato sugli autori e sui libri e quindi ho deciso di tenerli, scoprendo cose che non conoscevo. Posso garantire di non aver fatto cadaveri eccellenti.
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Io approfitterò del trasloco per fare ordine dentro e fuori da me. 🙂
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Non condivido l’epurazione totale di alcuni libri, per esempio l’enciclopedia geografica.
Riguardo la “Selezione della Narrativa Mondiale” di Reader’s Digest ce l’aveva anche mia madre, ed in effetti questi “bignami” non avevano davvero alcun senso: un libro lo leggi tutto, non solo un suo riassunto.
Comunque è vero, il posto non basta mai, ed anch’io porto talvolta qualcosa a casa di papà. più spaziosa della mia.
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Sì hai ragione sull’enciclopedia, ma era davvero obsoleta. Ad esempio ora fanno bella mostra i libri delle superiori (perito industriale): sia tecnici che di storia o letteratura. Sempre validi. Era una questione di cuore… non voglio più usare questo criterio per le cose. Il passato è passato, ciò che resta è la memoria, non le cose. Detto questo, conservo in una cassa delle munizioni della seconda guerra mondiale e in una valigia di cartone anni cinquanta oggetti, foto, lettere e feticci vari. Qualcosa d’altro più ingombrante sta in garage e in cantina. Una bici d’epoca epoca ritrovata in un fienile e un frigorifero anni ‘50 di mia nonna, che voglio restaurare entrambi. Insomma, chiedo le attenuanti generiche… sapevo che non me la passavate… 🙂
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No, beh, può essere che su qualcosa ci si trovi ad avere idee differenti, no?
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Dylan Dog spacca, e Nathan Never ancora di più! 🙂 Colgo l’occasione per dirti che anch’io ho da poco pubblicato un post autobiografico, in cui racconto uno degli incontri più decisivi della mia vita… spero che ti piaccia! 🙂
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In realtà, in cantina ho ancora un paio di casse di fumetti: con una certa quantità di Tex, Topolino e appunto Natan Never… che ancora non ho letto… dovrei provare.
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Nathan Never ti piacerà da morire, ne sono certo. E detto da uno che schifa la fantascienza vale doppio. Grazie per la risposta! 🙂
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Mia madre talvolta si lamenta, quando andiamo a trovarla, perché la nostra unica valigia le occupa troppo spazio in casa. Abita sola in una casa di 250 mq (più cantina, che credo sia grande come il nostro appartamento).
In casa sua accumula di tutto, e si offende se non le si danno altre cose di quelle che lei ritiene necessarie.
Noi invece, in 5 in 75 mq, non accettiamo più nulla, e spesso eliminiamo. Il lockdown è stato duro, ora ci tocca una nuova quarantena (si spera breve) e davvero bisogna ripensare gli spazi… ma i libri sono i miei, non li butterò.
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Le generazioni precedenti erano influenzate dalla povertà e dalla guerra. I nonni dicevano (in dialetto): “Non si sa mai, venisse una guerra…” Nuova quarantena!? Non so, non capisco. Dove?
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Mia madre viene da una famiglia benestante, sicuramente i genitori avevano la mentalità di chi ha visto la guerra (due per entrambi, in realtà), ma a lei non è mai mancato nulla..
La quarantena ce la siamo vinta in quanto genitori di una bambina che ha avuto una sera di febbre, e attendiamo il tampone.
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Il mio ha iniziato lunedì l’ultimo anno di materna… si sono organizzati molto bene, nonostante le difficoltà siano tante. Auguroni.
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Stavo per citare la famosa frase di tua madre, ma ho visto chel’hai poi fatto tu in un commento. Scherzi a parte è molto bella la metafora del riordino dello spazio mentale. A me riesce difficile anche solo pensare di buttare via.
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