Estate, afa, area caffè assimilabile a un forno crematorio, perché l’azienda fa economia, interpretando alla lettera i consigli del capo del governo, e ha furbescamente spento l’aria condizionata. Teo sorseggiava la sua coca ghiacciata e super gasata mentre, con ordinata lentezza, gli altri del gruppo selezionavano a turno la bevanda a loro gradita.
Qualcuno, con alle spalle qualche anno di matrimonio, lamentava un calo della disponibilità femminile. Qualcun’altro, un po’ più in là con gli anni, aveva già fatto il giro di boa e, di giacere con quella cosa nella quale si è trasformata la tenera mogliettina, sposata con trasporto tanti anni prima, non ne aveva proprio nessuna intenzione. Un altro, fra i trenta e i quaranta, divorziato e libero, raccontava di avventure nate dalle chat con donne sposate, che fecero abbozzare un sorriso compiaciuto a Teo e scatenarono la ola degli ormoni di tutto l’improvvisato manipolo.
L’ultimo prese un the bollente, in sintonia con i quaranta gradi dell’ambiente e approfittò del proprio turno per fare un angosciato outing. Fra lo stupore generale confessò che si stava separando. Teo, quasi fosse un assistente sociale, intento a coordinare una terapia di gruppo, lo lasciò finire, poi emise un lungo sospiro e prese la parola.
“Vedete, miei cari. Secondo me le coppie commettono sistematicamente gli stessi errori, da sempre. Si conoscono, scopano come ricci e lo chiamano amore. Si sposano, magari hanno figli e, nel frattempo, si accorgono di trovarsi nella routine della vita quotidiana, ovvero in quella cosa che repentinamente inizia mentre escono dalla chiesa o dal comune, che segna il passaggio dalla vita effimera, dominata dall’attrazione reciproca, a quella seria che pretende responsabilità, razionalità e dove, essere bravi a scopare non conta un cazzo”. Nell’angusto e afoso ambiente era calato quel trepidante silenzio che solitamente accompagnava le esternazioni del loro indiscusso leader. “Mi verrebbe da dire che la vita di coppia è come una partita di poker, con tanto di vedo e di passo. Un gioco dove esiste il paradosso della scala reale massima, battuta – pensa te – dalla scala reale minima”.
Sorseggiò avido una golata di coca, con tanto di espulsione del gas in eccesso, appena mascherata dalla mano posta d’innanzi alla bocca, poi riprese: “Perciò il sesso, che senza conoscersi veramente, si pratica all’inizio di un rapporto di coppia, lo possiamo comodamente assimilare a una scala reale massima, per la facilità con la quale vince le prime mani. L’amore invece è quel qualcosa che si costruisce costantemente, con la stima e il rispetto verso il partner: cose che si possono apprezzare solo nel tempo, conoscendosi ed imparando ad accettarsi. L’amore, quindi, passa dalla sofferenza, dall’incertezza e dal timore di avere in mano un punto apparentemente debole, che poi, in realtà, si rivela invece essere vincente, come nel poker lo è la scala reale minima, che batte la scala reale massima”.
“E qui, vediamo chi ha il coraggio di farmi il vedo…” fu il suo ultimo commento, prima di sciogliere l’assemblea. Io, che conoscevo più di tutti il suo vissuto, ero l’unico a poterglielo fare e lo fissai perplesso. Era evidente che si trattava di un bluff, ma non volli rovinargli la partita.
Se la giocò così bene che, al termine del sermone, non si accorse neppure del separando, il quale, colto da malore, dovette essere riportato a braccia fino alla scrivania. In un lampo aveva fatto il paragone con la propria misera esistenza, confinata in uno stanzino, per pietosa concessione della consorte fedifraga, in attesa di trovare un luogo dove migrare, con gli oggetti di una vita accatastati alla rinfusa negli scatoloni.
Questo confronto, per lui devastante, lo aveva completamente sopraffatto, tanto che nell’occasione, per colmo di prudenza, furono fatte sparire le corde, come si fa coi carcerati a rischio suicidio, e furono occultati tutti gli oggetti adatti ad offendere, nel raggio di cento metri.
Da quel giorno in poi, nessuno parlò più dell’argomento.
C’è un insieme di mariti che lamenta mancanza di disponibilità femminile. C’è un insieme di divorziati che vanta avventure con donne sposate.
Tra questi due insiemi intravedo un sottoinsieme di donne comune. Magari una parte di queste donne “poco disponibili” ha trovato altrove quello che manca nella coppia, che scopare non piace solo agli uomini e magari oltre che sfruttare gli abbonamenti a DAZN, Sky ed Eurosport la domenica pomeriggio si potrebbe fare anche altro.
Nelle mie personali regole del poker la scala reale minima vale esattamente quanto la massima, e vinci solo quando in due hai in mano entrambi i punti. Ogni altra combinazione è insostenibile sulla lunga distanza.
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Le cose che racconto sono la trasposizione – spero un po’ buffa – di quello che ascolto realmente. Ammetto che la visione può apparire sbilanciata a favore dell’uomo (penso a tutti i racconti di Teo che ho scritto) ma nel fare questo faccio io per primo outing. Esiste una difficoltà del maschio ad accettare la visione femminile. Io ho scoperto che non ce la faccio, anche quando sento gli altri. Sono probabilmente fuori dalla storia. Mi chiedo come i giovani la stiano impostando, ma mio figlio è ancora piccolo e non ho riferimenti. Altra cosa, chi cerca altrove poi ritroverà gli stessi problemi… insomma non credo nel rapporto. Quello che dici alla fine è ciò che si dovrebbe fare.
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Volevo ancora aggiungere una considerazione, per il nostro interessante confronto, a completamento di quello che ho detto prima. Il problema è che questo “altro” esclude sempre gli interessi di lui, che ovviamente sono indigeribili per lei. Viceversa lui non digerisce gli interessi di lei. Con queste teste, o si accetta che esistono anche spazi separati, senza sentirsi sminuiti ed esclusi, oppure non se ne esce. Ecco perché non credo nella coppia. C’è quindi una generazione di uomini e di donne che è fuori dal tempo. rarissimi quelli che conciliano le cose: nella maggior parte delle coppie che “funzionano”, uno dei due abbassa la testa.
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Uno di quegli argomenti di cui si potrebbe discutere per ore. Io credo che il problema di fondo sia l’errata quanto diffusa convinzione che una coppia sia fatta di due metà che esistono solo in quanto completamento l’uno dell’altra. Per me una coppia è fatta di due interi autoconsistenti, e lo stare insieme mi deve dare il di più, la ciliegina sulla torta di panna che la prendi e ti lecchi anche le dita. Non so se riesco a spiegarmi, ma non riuscirei ad avere stima di qualcuno che non esiste senza di me, e so per certo che il mio compagno la pensa allo stesso modo.
Non credo neanche che si debba “accettare” che l’altro abbia degli spazi separati, credo che sia essenziale averceli e pretenderli.
Io e lui abbiamo molti spazi personali, che siano i miei sport, la sua squadra di basket, alcune amicizie o anche solo le trasferte di lavoro di entrambi. Ma tutto questo rende solo più vivo il tempo che poi passiamo insieme e tutto ciò che ci piace fare.
Mi dice spesso che sono una mosca bianca per il mio modo di pensare e per il non essere una rompicoglioni, ma credo che non sia solo un problema delle donne. Ci sono ancora un tot di uomini che se la donna non gli sta addosso h24 pensano che non sia amore, salvo poi lamentarsi dello stesso fatto senza far niente per cambiare.
Saluti da Firenze Rocks, da me e dalle mie amiche 🙃
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Dovrebbe essere così, ma purtroppo nella maggior parte dei casi (di cui sono parte) non lo è. Confermo: sei una mosca bianca.
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