Ti stavo aspettando: tutti prima o poi passano di qui

Da quando c’era stato il lock down avevo perso di vista Teo: mi chiedevo dove diavolo fosse finito, in fondo eravamo sempre stati amici e non ritenevo giusto che, di punto in bianco, fosse sparito così, senza dirmi nulla, anche se sapevo che questo faceva parte del suo carattere, aspro e spigoloso, che lo rendeva unico.

Poi, un giorno che ero in vacanza, vidi per strada il cartello di uno snack bar con il suo nome. Non che ci credessi più di tanto, ma siccome ero accaldato, volli ugualmente togliermi il dubbio ed entrai nel locale di quella sperduta isola in mezzo al Mediterraneo, battuta dal sole cocente.

Passando dalla luce accecante della strada alla penombra del bar, faticai per mettere a fuoco la scena. Poi capii che, per vedere meglio, dovevo togliermi gli occhiali scuri. Così, con un solo gesto, me li levai e mi asciugai il sudore dalla fronte con il dorso della mano.

Subito dopo, constatai che l’ambiente era uguale a quello di tanti altri bar che si trovano da quelli parti, un bel bancone, alcuni tavoli per i clienti al fresco di un pergolato, diversi gingilli esotici che dondolavano pigramente e musica d’ambiente in modo da non disturbare l’atmosfera rilassata di chi passava il proprio tempo a sorseggiare improbabili drink variopinti chiacchierando in buona compagnia.

Mi sedetti ad un tavolo libero, collocato in posizione strategica, in modo da poter dominare tutta la zona e ordinai una birra Weiss alla giovane cameriera che, premurosamente, si era precipitata verso di me.

Feci appena in tempo a controllare che sullo lo smart phone non ci fossero nuovi messaggi, che la ragazza ritornò con la birra gelata e una ciotola colma delle immancabili patatine fritte, intrise d’olio.

Ringraziai la giovane, afferrai il boccale e mi dissetai avidamente provando un gran piacere fisico, perché il caldo del pomeriggio aveva reso la mia bocca impastata e il mio corpo bisognoso di refrigerio e liquidi rigeneranti.

Soddisfatto e finalmente in pace con i miei sensi, posai il bicchiere e mi guardai attorno con più attenzione. Davanti a me un gruppetto di giovani, a torso nudo, discuteva vivacemente, fumando l’ennesima sigaretta, davanti ai bicchieri ormai vuoti. Più avanti una coppia, palesemente gay, si teneva per mano stando appollaiata su alti sgabelli, mentre aspettava ciò che aveva ordinato. Infine, alla mia sinistra, una famiglia con un bambino stava divorando voracemente qualcosa che assomigliava vagamente ad una pizza.

Nulla di strano, tutto come ci si sarebbe aspettato di trovare in un posto come quello. Non nascondo che, di fronte a tanta normalità, provai un po’ di tristezza e delusione. Ma in fondo cosa mai avrei dovuto trovare? C’era da aspettarselo. Tirai un sospiro e alzai il braccio per richiamare l’attenzione della cameriera e chiedere il conto. Facendo quel gesto notai, nella penombra, una figura scura seduta all’estremità del bancone. Aguzzai la vista per vedere meglio e rimasi sbalordito!

Non potevo crederci, era proprio lui e mi stava guardando! Teo era lì davanti a me e non sembrava neppure sorpreso di vedermi. Alzò la mano come per richiamare la mia attenzione e io ricambiai il gesto inebetito come un automa. Poi mi alzai, presi il mio bicchiere e andai a salutarlo da vicino con un caloroso scambio di pacche sulle spalle. Non sapevo cosa dirgli, ma lui mi tolse dall’imbarazzo:

“Ciao, ti stavo aspettando, sapevo che un giorno saresti venuto”.

Tutto pareva paradossale. Ancora una volta restai a bocca aperta non sapendo cosa replicare, sembrava che ci fossimo visti il giorno prima, invece era passato più di un anno. Sapevo che sarebbe stato inutile dire altro, così chiesi:

“Cosa ci fai qui?”

“Niente… gestisco questo bar e ci passo la mia vita”.

“Ma non ti manca il resto, quello che hai lasciato, quello che avevi prima?”

“Nooo… ogni tanto ci penso, forse un giorno tornerò, ma per ora sto bene qui”.

“Come sapevi che sarei venuto?”

“Tutti prima o poi passano di qui”

Teo non era cambiato: arguto e spiazzante come sempre ancora una volta mi aveva sorpreso. Però anch’io sono una persona testarda, così non rinunciai a chiedergli:

“Ma non ti annoi? Da solo per tutto questo tempo senza nessuno dei vecchi amici e lontano da casa. Come passi il tuo tempo?”

“Te l’ho già detto, tutti passano da qui e tu ne sei la prova. Non ho il tempo di annoiarmi perché qui il tempo ha un’altra dimensione, un altro significato. L’ho capito quando sono stato da queste parti la prima volta, sono tornato e non sono più riuscito ad andare via”.

“Stai scherzando vero? Il tempo è uguale dappertutto, non esiste un tempo alternativo”.

“Invece sì, la percezione del tempo da queste parti è diversa, qui tutto scorre più lentamente e puoi riflettere, fare e pensare cose che da altre parti non riusciresti a gestire allo stesso modo. Qui puoi fermare il meccanismo infernale che ti stritola e costringe a correre dietro a cose futili, che gli altri ti inducono e obbligano a fare. Qui ho capito il valore del tempo, sono finalmente libero di scegliere, gestire la mia esistenza e riflettere sul futuro.
Vuoi sapere cosa faccio? Dato che sono padrone del mio tempo e vivo come se fossi all’interno di una bolla temporale, vedo le persone arrivare, andare, tornare e poi sparire. Ma io rimango qui e aspetto che parlino con me. Così le incontro, le ascolto e poi scrivo, perché ognuno ha una sua storia da raccontare.
Perciò scrivo quello che la gente mi dice di sé e della propria vita, perché non vada persa e svanisca per sempre. Ci hai mai pensato? Ognuno di noi nasce, vive e poi muore e quello che ha fatto, le sue storie, le sue avventure i suoi amori, i suoi rimpianti, i dolori, le paure e le sue gioie si perdono per sempre, scompaiono con il nostro corpo, si dissolvono nel nulla e non ne resta memoria. È come se non fossimo mai esistiti.
Io non sono uno scrittore, non lo sarò mai e non pretendo di esserlo. Ma io ascolto tutti e scrivo ciò che sento così come viene, perché rimanga traccia e memoria di chi mi racconta le cose e attraverso le loro storie, possa un giorno conservarsi anche il ricordo di me. Perché nessuno di noi è immortale, ma le nostre storie forse un giorno potranno diventarlo.”

Raccontai un po’ della mia vita a Teo poi lo abbracciai di nuovo e lo salutai preoccupato di non far tardi a tornare in albergo prima di cena. Uscendo dal bar guardai l’orologio e rimasi esterrefatto: mi sembrava fossero passate più di due ore e invece quell’aggeggio diabolico diceva che ero stato la dentro non più di venti minuti. Avrei voluto tornare indietro, ma Teo ormai era sparito. Mi rassegnai e camminando verso la mia dimora, feci questa riflessione: “Teo ha cambiato vita, si è trasferito su un’isola, ha aperto uno snack bar e ora vive felice: se lui l‘ha fatto, perché non dovrei farlo anch’io?”

Per questo oggi gestisco uno snack bar su un’isola sperduta, in mezzo al Mediterraneo, battuta dal sole cocente e vi aspetto: tanto so che prima o poi passerete da qui.

by Pepelion

5 risposte a "Ti stavo aspettando: tutti prima o poi passano di qui"

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    1. Premetto che Teo è un personaggio che abbiamo creato io e il mio “ghostwriter” Pepelion… un caso la similitudine col mio nome Papillon. Pensa che io e il Pepe siamo abbastanza diversi nella vita reale. Per non parlare nella vita di coppia (che invece è surreale)… Tuttavia quando mettiamo gli abiti di Teo pensiamo ed agiamo nella stessa maniera. Ad esempio questo racconto, se hai fatto caso ha la sua firma (lui mancava da un po’), ma l’avrei potuto scrivere io e gliel’ho detto, mi ci sono riconosciuto immediatamente. Comunque qualche aspetto tipico del Pepe emerge nei racconti del Club, quelli che parlano delle nostre trasferte di lavoro… (vedi Lobotom). Invece i tratti da “cazzaro” di Teo (lasciami usare questo termine), sono più miei. Comunque di solito discutiamo sui finali dei racconti, stavolta niente… come editore del blog non ho potuto trovare niente da ridire. P.S Sei una brava analista…

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  1. Storia vera: un mio collega, con ottimo stipendio, 20 anni fa ha mollato tutto e tutti, ha venduto casa, e con la moglie si è trasferito in Madagascar aprendo un scuba diving.
    Anche noi pensavamo fosse pazzo, ma ha avuto ragione lui.
    E’ rimasto lì 15 anni, ed a 65 anni (5 anni fa) è tornato in Italia piazzandosi in Sardegna (lui è Padovano come me).
    Per dire: cose che accadono, anche se in effetti cambiare vita… è davvero una scelta importante.

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