Nel gorgo del Subweb

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Non sei mai quello che sembri ai tuoi occhi: nemmeno quello che gli altri vedono di te. Sei quello che ti fa comodo, credendo che siano le circostanze a deciderlo, ma in fondo, scappi continuamente da te stesso e per farlo sei disposto a tutto, anche a cambiare identità

Sprofondato nel divano, mentre un vinile ruotava e diffondeva nella stanza la voce roca di Mario Biondi, quel sabato pomeriggio, Andrea Montemagni poteva finalmente leggere, in santa pace, il suo quotidiano on line a cui recentemente si era abbonato. D’altronde aveva programmato una giornata di assoluto riposo, senza alcun impegno particolare e voleva godersela tutta. Come al solito in quei suoi rari momenti di relax, tra un articolo e l’altro, molti pensieri gli scorrevano nella mente, come nel meccanismo a vista di un vecchio juke box che sta per fermarsi sul disco prescelto, prima di afferrarlo ed iniziare a suonarlo.

Era immerso nelle sue riflessioni quando, inaspettatamente, un leggero abbassamento della luce interruppe la sua concentrazione. Santiò appena si accorse che l’applicazione che stava usando aveva smesso di funzionare. In realtà tutto il tablet si era bloccato e probabilmente quel calo di tensione non era piaciuto nemmeno al modem. Non gli rimase che riavviare entrambi i dispositivi. Attese impaziente alcuni secondi, trascorsi i quali, con sua sorpresa, senza che lui avesse fatto nulla, sul tablet si avviò l’applicazione di voip con una chiamata in entrata. Nel frattempo il vinile si era arrestato e nell’appartamento, dove in quel momento non c’era nessun altro, era calato un silenzio irreale privo dei consueti vocii provenienti dalle televisioni e dei rumori provocati dagli abitanti del condominio. Istintivamente aguzzò l’udito: nemmeno dalla strada sembrava arrivare alcun tipo di suono.

Perplesso tornò a concentrarsi sul tablet e sulla comunicazione in arrivo, ma con stupore constatò che il chiamante era lui stesso: evidentemente quello sbalzo di tensione aveva fatto sfarfallare qualche componente elettronico. Quasi divertito premette il pulsante “accetta” e, come si aspettava, pressoché immediatamente dall’altro capo della video-chiamata comparve il suo faccione. Si accorse però quasi all’istante che c’era qualcosa che non andava, perché l’immagine sul display si muoveva autonomamente ed in modo asincrono rispetto a lui. Avrebbe potuto essere uno scherzo, ma l’altro non gli diede il tempo di pensare perché esordì subito con un: “Pronto, mi senti? Io ti sento…” “Ora gli rispondo” pensò irrazionalmente, curioso di verificare la veridicità della chiamata: “Sì, ti sento, chi sei?” “Chi sei tu, piuttosto… Si stanno collegando anche altri…” “Altri chi?” “Dai, dimmi chi sei, è uno scherzo vero?” disse Andrea. Poi la confusione aumentò perché iniziarono ad accavallarsi nuove voci “Pronto?”, “Chi è?”, “Andrea”, “Mi sentite?”, “Che scherzo è questo?”. Uno dopo l’altro comparvero sul tablet e si affiancarono sullo schermo, i visi dei partecipanti alla videoconferenza: tutti rigorosamente uguali, come cloni l’uno dell’altro, tutte copie perfette di Andrea e tutti ovviamente di nome “Andrea”. Se non fosse stato sicuro di essere sano di mente avrebbe certamente chiesto aiuto, ma il suo cervello razionale e incuriosito, non gli permise di farlo.

Un incontro con i tuoi alter ego. Uno per ogni tua scelta, obbligata o meno, che hai fatto nella vita…

“Allora, forza, chiariamo questa situazione e facciamola finita, siamo in sei, propongo un giro di tavolo per le presentazioni così ci diciamo come siamo capitati qua e chiudiamo la questione”. Ognuno, senza rispettare il proprio turno, confermò di chiamarsi Andrea e di essersi ritrovato lì a causa delle anomalie di funzionamento della rete, dopo avere riavviato il proprio dispositivo PC, tablet, smartphone e quant’altro poteva servire per comunicare. “Beh, allora, per distinguerci, ci chiameremo con il numero progressivo riferito all’ordine con il quale ci siamo collegati alla videoconferenza”. Fece una pausa, come a voler ricevere un’approvazione, poi aggiunse: “Mi chiamo Andrea Uno, lavoro in una multinazionale, sono funzionario, non ho figli.” “Io sonoAndrea Due, programmatore, sposato e ho un figlio”. Poi toccò al terzo, quello che aveva manifestato diffidenza: Andrea Tre, divorziato, senza figli, sono responsabile della progettazione in una piccola azienda legata al settore aerospaziale, nel tempo libero mi dedico al volontariato.” “Sono Andrea Quattro, anche io sono divorziato, ma ho un lavoro precario e devo pure passare gli alimenti a mia moglie (quella stronza) con la quale sono ancora in causa”. “Ehm, sì… Andrea Cinque, non sono sposato, vivo ancora con mia mamma e purtroppo non riesco a trovare una compagna”. “Andrea Sei, agente di commercio per vivere, battitore libero nella vita e amante di tutte le donne del mondo per scelta…”

Andrea, Andrea, Andrea, ognuno di noi è Andrea. Ma non è possibile, io sono Andrea, voi invece chi siete? C’è da impazzire. Perché siete qui? Avete una spiegazione per tutto questo?” Sbottò spazientito Andrea Quattro.

“Calma”, intervenne Andrea Uno“Suggerisco di conoscerci meglio raccontandoci le fasi più importanti delle nostre vite, nel bene e nel male, senza omettere nulla, così forse troveremo qualche indizio per capire perché siamo così simili e cosa ci ha portato a parlarci attraverso un programma di comunicazione”.

Fu così che, a turno, ripercorsero le fasi salienti delle loro esistenze. Ne emerse che l’infanzia era stata per tutti la medesima, così come il ricordo felice dei genitori. Invece certi dettagli, raccontati in pubblico, li fecero inquietare perché si sentirono derubati di qualcosa di intimo e profondo e si commossero nel rivivere certi istanti del proprio passato a cui da tempo non avevano più pensato. Qualcosa di diverso fra loro cominciò ad emergere con i primi amori a causa della capacità o meno di dichiararsi ad una ragazza oppure per il rifuggire alle richieste sfacciate di una donna più matura. Le scelte negli studi incisero ancora di più nel marcare le differenze e nel conseguente posizionamento sociale di ognuno. La stessa cosa accadde per quelle lavorative: a seconda se fossero stati più o meno disponibili nel prendersi responsabilità, fare straordinario o a viaggiare, le discrepanze fra le loro vite andavano aumentando. Ma le diversità maggiori vennero fuori quando si passò al tema dei figli: qui le loro storie, fino a quel punto parallele, avevano preso strade decisamente diverse. Per sommi capi furono questi gli avvenimenti e le scelte che sembravano avere determinato le differenze più marcate fra le vite dei sei singolari personaggi che, in quell’insolita situazione, si stavano confrontando.

Soffocare le parti di noi che non ci piacciono o che ci spaventano, oppure cedere loro il passo e scappare cercando altri contesti che non ci mettano troppo a disagio…

Alla fine Andrea Uno prese la parola: “Mi pare evidente che, al di là delle apparenze, ognuno di noi è una persona diversa…ma vera, quindi, quelli che vediamo sui nostri schermi, non possono essere degli avatar…” “Parrebbe…” disse qualcun altro. “OK, dai, ma anche se non è uno scherzo, qualcuno deve aver pur combinato tutto questo!” Aggiunse Andrea Quattro che pareva il più seccato e insofferente del gruppo. Gli altri non colsero la provocazione anzi, con la pacatezza che lo contraddistingueva, gli fece seguito Andrea DueTu hai ragione, ma anche se non sappiamo perché stiamo parlando fra noi, una cosa è certa, chi o cosa ci ha riuniti qui non aveva assolutamente voglia di scherzare. Ho la spiacevole sensazione che dietro le apparenze ci sia qualcosa di più grosso, di serio. Noi siamo stati radunati per un fine, uno scopo ben preciso. Tentiamo di capire qual è questa intenzione e probabilmente troveremo la spiegazione che cerchiamo”. Seguì qualche istante di allarmato silenzio, mentre tutti riflettevano su quell’ultima inquietante frase.

Andrea Uno, che fu il primo a riprendersi, fece il punto della situazione: Dunque riassumendo, sappiamo che abbiamo lo stesso aspetto, portiamo lo stesso nome, abbiamo avuto gli stessi genitori, la stessa infanzia e perfino gli stessi interessi, almeno fino all’adolescenza. Poi le nostre vite hanno preso strade diverse, ma ora abitiamo nel medesimo appartamento, allo stesso indirizzo, nella stessa città. Però, prima di oggi, non abbiamo mai avuto contratti fra di noi, n’è tantomeno siamo gemelli o fratelli e soprattutto ancora adesso siamo solitari in casa. Ne consegue che, siccome dovremmo già essere tutti insieme nello stesso posto, sarebbe perfettamente inutile darci appuntamento da qualche parte, quindi anche questo espediente non ci può aiutare a sbrogliare la situazione e ci riporta al punto di partenza.

“Beh non è proprio così” si affrettò a puntualizzare Andrea Due “Immaginiamo che la metà di noi scenda a suonare al citofono del nostro stesso portone e contemporaneamente che gli altri si affaccino al balcone per guardare di sotto. Se quelli scesi in strada alzando la testa vedessero il balcone vuoto e quelli affacciati solo la gente che passa, invece di uno di noi che suona il campanello e guarda in alto, allora vorrebbe dire che gli altri noi stessi esistono, ma si trovano da qualche altra parte. Tuttavia, assunto che la città, la via e il palazzo sono gli stessi per tutti, ne conseguirebbe che sarebbe il luogo a dover essere diverso. Quindi, miei cari amici, io vi dico che ciascuno di noi vive in una realtà alternativa, una per ognuno dei nostri doppi”.

“Vuoi dire che siamo di fronte a mondi paralleli che per qualche ragione sono venuti a contatto?” Chiese Andrea Cinque.

“Non trovo altra spiegazione, vogliamo fare la prova?”

“Non credo sia necessario” replicò Andrea Quattro, “Conosciamo già la risposta, però mi chiedo: dove siete tutti voi se io sono qui da solo all’interno del mio appartamento nel mio mondo e perché esistete?.

Per la prima volta intervenne Andrea Sei“Vorrei farvi ragionare sul fatto che ognuno di noi conosce particolari intimi comuni a tutti. Sappiamo che, almeno fino a un certo momento dell’adolescenza, persino le nostre prime fidanzatine sono state le stesse… poi, in base ai racconti che abbiamo fatto, i punti comuni iniziano a diradarsi, per lasciare spazio a differenze via via crescenti, all’inizio con il periodo degli studi, successivamente con le scelte fatte sul lavoro e infine con la vita sentimentale. Se ci riflettete bene, sembriamo essere il modello matematico virtuale di una stessa persona, il cui comportamento muta semplicemente cambiando il valore di una variabile…”

A quel punto, mettendo insieme le varie considerazioni, Andrea Tre, il progettista del gruppo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, cominciò a fare un’ipotesi concreta: “Io penso che qualcuno abbia preso il controllo dei nostri computer per realizzare una simulazione e farci interagire l’uno con l’altro in una sorta di Virtual Commissioning dell’essere umano: è in quella direzione che oggi sta andando la programmazione”È un esperimento?” azzardò Andrea Sei“Potrebbe essere” Fu la risposta lapidaria.

Andrea Due aveva ascoltato con interesse ed appariva il più colpito da quelle supposizioni e, senza timore, fece l’ipotesi più allarmante: “Se i vostri ragionamenti sono corretti allora sappiamo dove si trovano i nostri mondi alternativi. Si tratta di qualcosa che viene dal profondo della rete: qualcuno, qualcosa o un’altra entità l’ha creata…compresi cinque di noi”.

“È terribile!” esclamò Andrea Cinque. “Pazzesco!” Fece Andrea Sei. “Finiamola con questa farsa e tornatevene da dove diavolo siete venuti, io ho altro da fare!” Sbraitò Andrea Quattro. “Calma!” Intervenne Andrea Tre “Cerchiamo di essere razionali, non facciamoci prendere dal panico, tanto anche se fossimo solo il costrutto virtuale dell’unico Andrea reale, per noi non ci sarebbe nessuna differenza perché comunque non saremmo in grado di accorgercene.

Intanto Andrea Uno annuiva serio senza escludere nessuna delle possibili spiegazioni fornite dagli uomini del suo improvvisato team. Fra loro sembrava infatti essersi creata un’unità d’intenti verso un obiettivo comune, scoprire l’origine di quel mistero: “Ragazzi, tutto ciò che avete detto potrebbe legarsi ed avere un filo logico, ma immaginatevi questi cinque mondi paralleli nel Web: con tutti i contatti e le esplorazioni che ci sono, non avrebbero modo di nascondersi. Di sicuro non si trovano nel Clear Web, che è la parte di internet che tutti conoscono e nemmeno potrebbero essere nel Deep Web, lo spazio che fa funzionare internet, grande come il gigantesco corpo sommerso di un iceberg, ma che è continuamente monitorato perché vi hanno sede i grandi server che sovraintendono al sistema. Resterebbe il cosiddetto Dark Web, dove hanno sede quei siti dediti al malaffare e a far soldi a spese degli altri, ma non mi pare che questo sia il nostro caso. Quindi deve essere qualcosa di diverso, sfuggente, inaccessibile, ancora sconosciuto”.

Io credo di sapere di cosa si tratta” intervenne, alzando la voce convinto, Andrea Due“Secondo me è il Sub- Web, se vogliamo chiamarlo così, che si sta prendendo cura delle nostre vite”. A quel punto Andrea Sei si intromise nuovamenteE tu come conosci questo Sub-Web? Spiegati meglio, dicci quello che sai!“.

“È strano, non so bene come esprimervelo, è un’idea che mi è venuta in mente ora, ma è come se ci fosse sempre stata. Io penso che il Sub-Web sia un fenomeno naturale, una versione in chiave moderna dell’evoluzionismo del vecchio Darwin, applicato ad internet. La forza della natura che si è presa la rivincita sulla tecnologia e ha avuto il sopravvento sul progresso tecnologico generando uno spazio virtuale che agisce in autonomia. In pratica, in connessione al Web tradizionale, si è venuto a creare un Sub-Web sconosciuto nel quale sarebbero ospitati questi mondi paralleli popolati da entità virtuali”.

“Sì, ma perché il Sub-Web dovrebbe ospitare queste entità virtuali e da cosa sarebbero originate?” Chiese Andrea Quattro.

Non lo so, forse per preservare le copie di ogni individuo ed evitare che vadano perdute.

Andrea Tre suggerì subito la spiegazione tecnica: “Pensate che ognuno di noi, tutti i giorni, vive, si muove e interagisce in rete, coi motori di ricerca, nei social e nel commercio online… i dati comportamentali di ognuno contribuisco a comporre un profilo… anzi, i diversi profili, abbinati alla stessa persona” “Come? Più profili per una persona?” Abbozzò timidamente Andrea Cinque, che pareva essersi svegliato in quel momento. “Sì, in rete, coperto dall’anonimato, ognuno di noi cambia comportamento, perché abbiamo identità diverse a secondo del contesto nel quale ci troviamo… ad esempio sul lavoro o in una chat per incontri trasgressivi dove ci sono ragazze in video online…” “Perché fai proprio quell’esempio, ti riferisci forse a me?” Proferì stizzito Andrea Cinque.

“Ragazzi non usciamo dal perimetro delle nostre riflessioni!” Disse prontamente Andrea Due per evitare la baruffa.

Andrea Cinque, colpito nel vivo, fece il muso. Andrea Sei, abbozzò un sorrisino, ma tornò subito nei ranghi. Per sancire l’uscita dall’imbarazzo, riprese la parola Andrea Tre“Io credo di sapere perché il Sub-Web crea più copie della stessa identità”.

“Davvero? Allora che aspetti a dirlo anche a noi, vuoi essere pregato?” Sbottò Andrea Quattro.

“Lo fa in certi momenti particolari, quando un individuo si trova di fronte a un bivio importante, a una singolarità. È una cosa che fanno comunemente pure i programmi informatici: accanto alla copia originale creano una copia di sicurezza nel caso qualcosa vada storto. Solo che, nel nostro caso, la copia di sicurezza siamo noi: soggetti con un profilo divergente rispetto all’originale, per poter tornare indietro nel caso che la scelta fatta non vada a buon fine. Purtroppo però il Sub-Web è pur sempre un’entità elettronica e ignora che le scelte umane sono, ahimè, irreversibili.

Comunque non giudichiamoci per quello che siamo, piuttosto focalizziamoci sul fatto che siamo tutti qui a parlare fra noi perché, se siamo qui riuniti, vuol dire che c’è stata una convergenza temporale delle nostre singolarità verso un punto comune di contatto, sfociata in questa video conferenza. Perciò abbiamo una possibilità e dobbiamo sfruttarla rendendo possibile che le nostre personalità multiple si elidano, sommandosi fra loro, in modo che cessino di esistere e facciamo emergere l’unico Andrea reale.

Per far questo dobbiamo scoprire di quale identità siamo gli Alter Ego che hanno preso forme e vie diverse e se esiste fra di noi uno che riassume tutte le singolarità progressive che si sono manifestate nel tempo”.

E viene il momento nel quale non puoi o non riesci a sottrarti a te stesso e devi prendere atto dell’influenza che hanno avuto le tue scelte: generalmente quelle che più ti hanno fatto soffrire…

“Io penso che quel qualcuno esista”. Disse Andrea Due col tono di chi stava per trarre le conclusioni “Perché anche se così diversi, siamo sempre la medesima persona. E quella persona…” Rimase per alcuni istanti esitante con la frase in sospeso, mentre gli altri attendevano ansiosi la rivelazione: “…sono io, mentre tutti voi siete me.

Io vi posso dire che voi esistete e vivete in me in background, nel segreto del mio intimo più profondo, normalmente nascosti alla vita reale. Questa entità informatica, che ho prima definito col nome di Sub-Web e di cui vi dico di non chiedermi se ha unanima o se è Dio, in qualche modo è riuscita lo stesso a farne delle copie, continuamente alimentate e perfezionate, in base alle informazioni raccolte ed elaborate dagli algoritmi della rete, che in tutti questi anni hanno analizzato i miei comportamenti, quello che scrivevo e tutto quanto poteva definire la mia personalità. Le informazioni inviate, nel gorgo del Sub-Web, vi hanno fatto comparire e credere di essere me.

Io vi posso invece dire che nella mia vita ho fatto tutte le scelte che vi hanno generato, negli studi, negli amori, nel lavoro, senza parlare degli eccessi e delle trasgressioni, pubblicamente inconfessabili, che vi hanno impedito di apparire nella realtà, ma non vi hanno negato di vivere e continuare ad esistere dentro di me.”

Quindi io sono reale perché ho fatto tutte quelle scelte e voi siete i miei Alter Ego di come avrei potuto essere se, ogni volta che mi sono trovato di fronte a un bivio, avessi fatto la scelta opposta. Voi siete le singolarità della mia vita, vi amo, ma non avete ragione di affacciarvi al di fuori di me. Per questo, dopo che vi avrò rivelato il vero motivo della vostra presenza, cesserete di esistere. Addio, miei cari amici.

Andrea Cinque, sicuramente sei stato il primo a comparire quando ho deciso di lasciare l’ala protettrice della casa materna e di andare a vivere per conto mio; impersoni quello che sarei diventato se non avessi fatto quella scelta. È stato bello essere te, ma ahimè, prima o poi ogni uccellino deve lasciare il proprio nido.

Andrea Sei, tu vieni subito dopo e sei il mio preferito perché rappresenti quello che sarei stato se invece di cercare una relazione stabile, avessi scelto di essere uno scapolo impenitente. Sappi che ti amerò per sempre.

All’opposto, Andrea Tre, sei nato nel momento in cui ho deciso di separarmi dalla mia prima moglie perché lei non voleva avere figli e non smetterò mai di odiarti per questo. Quanto a te Andrea Quattro sei apparso quando, invece di litigare per il divorzio, ho deciso di optare per una separazione consensuale e di mantenere il mio modesto lavoro da impiegato piuttosto che cercare nuove avventure dal futuro incerto: sicuramente rappresenti la mia pace interiore.

Infine vengo a te Andrea Uno, tu raffiguri quello che sarei diventato se avessi consacrato anima e corpo all’azienda in cui lavoro anziché rifarmi una famiglia e dedicarmi alla cura di mio figlio. Non te la prendere, sei stato bravo, ma credimi, la famiglia mi ha dato molte più soddisfazioni”.

Io mi sto affacciando e posso dirvi che vedo in strada la vita di sempre: siete voi che non vedete nessuno, come se foste in un mondo virtuale ancora tutto da popolare…

La conversazione in videoconferenza si chiuse e il tablet tornò al suo normale funzionamento. Fu lieto si sentire i consueti vocii provenienti dalle televisioni e i rumori provocati dagli abitanti del condominio. Istintivamente aguzzò l’udito: dalla strada arrivavano i suoni famigliari prodotti dalle auto e dalla gente impegnata nelle proprie attività quotidiane. Si versò del liquore in un bicchiere, tirò un sospiro, si sprofondò nella sua poltrona preferita, chiuse gli occhi e sorrise soddisfatto mentre ragionava: oggi è un gran bel giorno per parlare in pace con alcuni miei vecchi amici.

“Del senno di poi n’è ripien le fosse”, ché farsi cruccio è inutile.

By Pepelion and Papillon

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