Sanremo 2023

E’ curioso avere constatato in questi giorni, la peculiarità dei commenti fatti dai detrattori del Festival di Sanremo. Uno spettro di atteggiamenti piccati e irritati da un lato, da Alice nel paese delle meraviglie dall’altro, con il denominatore comune di demonizzare il Festival come un business immorale e un prodotto di sotto cultura. Lo sarà, né più e né meno di altri. Forse pensano che Sanremo, come macchina dello spettacolo, sarebbe forse più etica se fosse trasmessa da una rete privata o da qualche piattaforma commerciale. Cosa fattibile, ovviamente.

La verità è che, grazie ad un direttore artistico come Amedeus, con grande fiuto artistico ed esperienza di spettacolo, l’organizzazione dell’evento funziona e questa è l’unica cosa che conta. E poi c’è la produzione RAI con i budget spesi per gli artisti, ma c’è anche il guadagno da parte dell’azienda. Vero, c’è molto altro oltre alle canzoni, ma è altrettanto vero che senza le canzoni non avrebbe senso il resto. Questo è, al di là dei gusti: che poi mica si è obbligati a guardarlo.

Infine c’è la risposta del pubblico, che conterà pure qualche cosa, credo. Perché l’intuizione è quella di aggregare tutte le generazioni, che mi pare una cosa positiva. Gli uni che incontrano gli altri: il che può portare solo miglioramento, agli artisti e al pubblico. Ponti invece che muri. Sto parlando di musica leggera, di divertimento e spunto di discussione e polemica, come per il calcio e per tutte le cose popolari in genere. Ma musica vuole dire – lo dice la storia – costume, attualità, società. Quindi normale che siano stati toccati temi all’onore della cronaca.

Come vedete, per quanto mi riguarda, fare le lodi del Festival non significa essere d’accordo con tutto quello che è stato mostrato e detto o che debba piacere tutto. Nel mio caso significa apprezzarne il fatto di essere, esso stesso, costume ed attualità di una buona parte del nostro paese. Se il Festival fosse qualsiasi altra cosa, sarebbe uno spettacolo di nicchia auto referenziato, al punto da farmi pensare che, probabilmente, i detrattori preferiscano normalmente guardarsi una “corazzata Potemkin”. Nell’accezione fantozziana del termine, ovvio.