Voltare le spalle al tempo

Alle sei e trenta suona la sveglia. Prendo lentamente coscienza dal sonno. Mi servono alcuni minuti per completare il processo. Nicchio e cerco di rubare ancora un po’ di quella confortevole sensazione, ormai contaminata dal disagio di dovermi alzare. La solita sensazione di deja vu. Disagio, misto angoscia, ché, a volte, non è nemmeno dovuto allo sforzo di svegliarsi, ma allo scenario prefigurato per la giornata: l’appuntamento davanti al giudice per l’istanza di divorzio con la donna che non mi vuole più e della quale sono ancora innamorato.

Quasi a rifiutare quel brutto destino, mi volto nel letto e, senza volere, mi riaddormento, ma d’un tratto, la sveglia suona di nuovo. Apro l’occhio sinistro, dal lato della sveglia e scorgo la medesima ora di prima. Deja vu. Strano, ma ecco che già nel dormiveglia la mia mente va a scorrere l’agenda del giorno: è il brutto giorno in cui devo seppellire mia moglie, assieme alle altre vittime di quella terribile disgrazia aerea. Il cuore mi si stringe straziato, io mi sento svenire e perdo i sensi.

Ancora il suono della sveglia: ora dovrò certamente decidere di scendere dal letto, è da troppo che indugio. Non posso certo fare tardi al primo giorno di lavoro nella nuova azienda, che mi ha assunto secondo le aspettative migliori. Metto i piedi giù e guardo di nuovo l’orologio, sempre più preoccupato. Ed è sempre la stessa ora: le sei e trenta. Mi volto, nuovamente, cercando per l’ennesima volta di orientarmi e vedo la presenza rassicurante della mia adorata compagna. Con fare felpato mi alzo e meccanicamente mi preparo. Sono un tipo metodico, ci metto sempre lo stesso tempo. Un bacio sulla sua fronte ed esco sul pianerottolo per chiamare l’ascensore. Quando la cabina sembra arrivata al piano e le porte automatiche si aprono, controllo ancora una volta l’ora al polso facendo automaticamente il passo in avanti per entrare e mi sento cadere nel vuoto del vano ascensore. Angoscia e terrore: una pessima sensazione.

Non si può mai sapere quale giorno sarà domani. Apro l’occhio sinistro: le tre e mezza, è presto. Be’, quando suonerà la sveglia, mi volterò dall’altra parte, poi vediamo.

3 risposte a "Voltare le spalle al tempo"

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    1. No, no… devi sapere che periodicamente la mia mente genera delle storie senza senso… io le trascrivo senza pensarci e le lascio lì, poi col tempo le tiro fuori e mi fanno l’effetto di quei sogni senza ne capo ne coda apparente, che però un nesso nel nostro inconscio ce l’anno. Qui una mezza idea me la son fatta… comunque se selezioni la categoria racconti incredibili ne trovi diversi.

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