La favola del Signor No

Era un individuo socievole, sempre pronto ad aprire il confronto su qualsiasi tema. Lo caratterizzavano su questo, l’analisi minuziosa e la scomposizione dei vari temi con piglio analitico e razionale. Ti smontava scientificamente la missione lunare, il progetto della TAV, l’esistenza del COVID e, di recente, le ragioni dell’Ucraina a favore dei torti fatti subire alla Russia. Politicamente è sempre stato all’opposizione: del governo, dell’Europa e della NATO. La storia, interpretata da lui, era un libro che andava letto sfogliando le pagine da destra a sinistra. Che vita difficile, vivere in un mondo sempre in salita e sempre contro di lui. Del resto se non fosse stato così nessuno si sarebbe mai accorto della sua esistenza, perché in realtà non aveva nulla da dire.

Un giorno, un funzionario qualsiasi, rappresentante di una qualunque autorità – insomma uno di quelli che ce l’hanno sempre con lui – si presentò davanti alla porta di casa sua e gli disse che tutto quanto c’èra lì non gli apparteneva. Lui, pronto, rispose che si trattava di un abuso di potere e di autorità, di un complotto fascista, di una espropriazione comunista e… bla, bla, bla… Dopo averlo lasciato terminare, l’altro, serafico e pacato, gli chiese: “Chi è lei, perché si trova qui. È in grado di dimostrarmi di esistere?” Senza attendere la replica, il funzionario qualunque gli aprì in faccia un portatile e gli dimostrò che di lui non v’era traccia, nè nel sito INPS, nè in quello dell’Agenzia delle Entrate e nemmeno del Comune. Dopo di che concluse dicendo: “Io sono qui per negare la sua esistenza!”

A quel punto il negazionista di professione non sapeva più che dire e non potendo – per definizione – avvallare nulla in positivo, fagocitato dalla sua stessa sindrome negazionista, rispose: “Sì, è vero, io non esisto.” Ah, finalmente: il nostro si sentì immediatamente meglio, libero dal peso della realtà e di qual si voglia responsabilità. Libero, perfino da se stesso, ovvero dall’ultima cosa che gli rimaneva ancora da negare. A quel punto, lo sguardo del messo si perse nel vuoto; quasi senza ascoltare la risposta e facendo spallucce si voltò dicendo: “Bene, qui non abita nessuno.” Mise i sigilli alla porta chiusa e se ne andò.

3 risposte a "La favola del Signor No"

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